Link building: i fattori che ne compromettono l’efficacia

Dario Ciracì

mag 04, 20165 min di lettura
Link building: i fattori che ne compromettono l’efficacia

I backlink sono ancora oggi il fattore di ranking più importante per Google e, nonostante qualcuno parli di un futuro prossimo dove l'intelligenza artificiale di Rankbrain avrà trovato il modo di sostituire questo elemento per l'attribuzione del ranking alle pagine web, le campagne di link building hanno ancora il loro peso all'interno delle attività SEO.

I tempi in cui a fare la differenza era soltanto la quantità dei backlink acquisiti sono ormai lontani e molte cose sono anche cambiate dopo il lancio del Penguin Update, del 2012, che ha ridimensionato molte strategie di link building fino ad allora solide.

Iniziamo col dire che la qualità dipende da 3 fattori:

1. Trust

Fa riferimento al concetto di TrustRank di Google e determina la vicinanza di un sito ad un altro considerato spam. Se avessimo una situazione per la quale il nostro sito viene linkato direttamente da un altro autorevole, poniamo caso Repubblica.it, potremmo supporre che il "trust" del nostro sito sarà alto, perché il sito della Repubblica sarà a sua volta linkato da tanti siti di alta qualità che ne avranno determinato la sua autorevolezza. Diversamente, se tra il sito della Repubblica e il nostro si antepongono altri 5 siti, che si linkano tra di loro, fino ad arrivare al nostro, il livello di Trust a partire dal sito della Repubblica, arriverà al nostro sito ridotto.

2. Diversità

Il backlink è un voto editoriale. Così come nella vita reale non avrebbe senso che una persona votasse più volte un'altra persona, anche per Google, relativamente all’attività di link building, non ha senso che lo stesso sito linki più volte il nostro sito. Per questo motivo, i link successivi al primo non hanno lo stesso valore del primo e proprio per comprendere la differenza, si parla di referral link domain, per indicare un backlink proveniente da un sito che ci linka almeno una volta (la prima).

3. Rilevanza

Il concetto di rilevanza fa riferimento al testo del link (l'anchor text) che deve essere rilevante per la pagina di riferimento. Questo spiega perché il testo sul quale apponiamo l'ahref (il link) ha un fattore di ranking maggiore, soprattutto se la pagina di destinazione è ottimizzata per lo stesso testo. Google sa che i SEO per anni hanno abusato della consapevolezza di questo concetto nella link building ed è per questa ragione che sono stati sviluppati algoritmi anti-spam come Penguin.

Quanto esposto sopra si riflette sulla qualità apportata da un link, che a sua volta dipende da:

  1. Numero e qualità dei link in uscita. Se il backlink al nostro sito è inserito insieme a tantissimi altri, magari anche di tematica differente, e gran parte di questi sono di bassa qualità, anche il valore trasferito alla nostra pagina sarà bassa. Questo spiega perché, per la link building, il valore di un link ricevuto da una directory (che prevede, appunto, listati di siti linkati da un'unica pagina) non è mai di alta qualità.
  2. Possibilità che il sito linkante sia soggetto a penalizzazione. Se il sito che ci linka è soggetto a penalizzazione manuale o algoritmica, anche il valore trasferito alla nostra pagina sarà molto basso o, nel peggiore dei casi, nullo.
  3. Il profilo link del sito linkante. Il valore in termini di popolarità di un sito crea il suo link profile. Il valore quindi trasferito ad una pagina web è anche frutto della qualità del suo link profile.

Non è soltanto il sito/pagina linkante che incide sulla qualità del link esterno, ma anche lo stesso link. Ecco quali sono i fattori che in questo caso hanno un loro impatto diretto:

  • La posizione all'interno della pagina 

Come sappiamo oggi il link che ha più valore (soprattutto dopo il lancio del Penguin nel 2012) è quello inserito nel body della pagina web, quindi nella sua sezione "editoriale". Per questo si parla oggi anche di link building editoriale. Sono stati scontati nel tempo i link provenienti da sezioni della pagina considerate non editoriali, come header, sidebar e footer. Effettivamente i link più cliccati dall'utente sono quelli nella sezione editoriale della pagina e tutto ciò ha quindi senso.

  • La tipologia di link

Il link testuale è quello più importante nel trasferimento di link juice. Quelli da immagini trasferiscono un valore inferiore.

  • La posizione all'interno del testo

Il link inserito all'inizio del testo della pagina ha più importanza rispetto a quello inserito alla fine del testo.

  • Il testo linkante

Se il nostro anchor text è composto da frasi con molte parole, il valore del link verrà suddiviso e trasferito per quelle parole. Quante più parole abbiamo nell'anchor text,  tanto più è diluito lo stesso juice.

Link building: Anatomia di un textlink

Negli ultimi tempi si è dunque diffusa la link building editoriale, che trova riscontro in strategie che combinano contenuti di qualità realizzati studiando il target e le digital prper portarli all'attenzione di blogger e siti in target.  Anche quest’attività viene però esaminata da Google per notare la presenza di pattern di innaturalezza nei link esterni. Un esempio su tutti è quello dei guest post, presi di mira dalle azioni manuali soprattutto un anno e mezzo fa (anche in Italia) e sempre sotto i radar del Search Quality Team di Google.

Quali sono però i pattern che potrebbero essere esaminati dal Search Quality Team di Google a livello di link building editoriale? Quelle che seguono sono delle ipotesi, ma sono secondo me ad alta probabilità.

  1. Anchor text e pagine di destinazione. Il link su una money keyword puntante ad una deep page (magari una pagina prodotto, che targetizza la stessa keyword) ha il maggior impatto in termini di ranking. Questo lo sanno tutti i SEO e lo sa anche Google. Il fattore di innaturalezza risiede nel fatto che un blogger o webmaster difficilmente andrebbe a linkare spontaneamente ad una pagina prodotto utilizzando una money keyword. I guest post naturali andrebbero a linkare siti editoriali, siti che rappresentano contenuti e risorse per gli utenti o altre pagine editoriali di altri siti, quindi altri articoli di blog contestuali, ritenuti utili per i lettori. Per la link building, come anchor text verrebbe poi utilizzata una branded keyword o una key generica e quasi mai una money keyword. Qualora un membro dell'anti spam team si trovasse davanti a questa situazione potrebbe insospettirsi.
  2. Il piano editoriale del sito. Un guest post non naturale lo si riconosce facilmente, anche nei siti di alta qualità. Si nota uno stile di scrittura differente, una lunghezza del testo diversa da quella tipica di un determinato sito e magari l'assenza di contenuti multimediali. E, spesso, il link ha poco senso nel contesto in cui è inserito. A volte ci si trova anche davanti a situazione di off topic, ad esempio con articoli che parlano di forex in blog di web marketing. Un’attività di link building di questo tipo non apporta alcun valore al sito.
  3. On site user metrics. Una cosa che noto spesso nei guest post che non sembrano naturali è l'engagement che producono. Spesso infatti, i guest post non naturali non vengono condivisi nei canali sociali ufficiali del blog. Di conseguenza, avranno poco traffico referral e pochi shares. Questo è un altro segnale negativo che viene attivato e che potrebbe portare a valutare come innaturale l'intero articolo e il link presente, quindi tutta la link building che si sta facendo.

Per concludere, i fattori che attribuiscono qualità ad un backlink sono tanti e dipendono, a loro volta, dalla combinazione di una serie di altri fattori. La link building di qualità è ancora possibile, ma deve essere spontanea, non forzata e a prova di penalizzazioni algoritmiche o manuali.

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Dario è il fondatore dell‘agenzia Webinfermento e autore del blog Webinfermento.it.. Specializzato in SEO, Content Marketing e Link Earning, partecipa come docente e relatore nelle più importanti conferenze italiane di web marketing. Ha curato numerosi progetti di successo nel Content Marketing e ha scritto il libro “Gestisci Blog, Social e SEO con il Content Marketing“, edito da Flaccovio Editore.