Ottimizza la struttura interna dei tuoi web link per offrire segnali migliori a Google
La SEO è principalmente l’ottimizzazione della struttura di un sito web per i motori di ricerca.
Il senso è sviluppare percorsi di scansione ordinati e tali da spingere i bot di Google prioritariamente verso i contenuti più rilevanti, rispetto al modello di business del progetto web su cui si sta operando. In soldoni si tratta di far capire a Google cosa viene prima e cosa viene dopo, cosa è più importante per noi e cosa lo è meno.
Se ci pensi non è banale, considerando che, da un lato, molti CMS tendono a generare duplicazioni di contenuti in modo automatico e, dall’altro, chi sviluppa siti web senza cognizione di causa può commettere leggerezze, come creare più contenuti sostanzialmente simili, ottimizzati per le stesse keyword, incorrendo nel noto fenomeno di cannibalizzazione.
Ad esempio, immagina un blogger disattento che sviluppi per lo stesso sito web una pagina, una categoria, un articolo e un tag, tutti ottimizzati per la stessa identica parola chiave, magari “ottimizzazione SEO”.
Un bel paradosso per un SEO e un bel collo di bottiglia per Google, il cui software deputato ad attribuire ranking, non sarebbe in grado di capire facilmente la struttura del sito web e a quale contenuto assegnare valore e rilevanza per la parola chiave “ottimizzazione SEO”. Un guaio!
Un altro esempio, ancora più grave, potrebbe riguardare il blog interno di un sito e-commerce.
Ultimamente la tendenza a realizzare blog aziendali interni si è molto diffusa, e secondo me questa è una cosa che va bene in tanti casi, a patto di conservare il buon senso e tenere sempre presente la regola aurea della SEO:
Tutto nel modo migliore, una volta sola
Mi capita di vedere siti e-commerce le cui categorie del blog interno, e non di rado gli archivi per tag, sono ottimizzati per le stesse chiavi delle categorie prodotto. Ogni volta che si verifica una situazione del genere, da qualche parte un server di Google si spegne. Fermiamo questa strage…
La logica dell’ipertesto o web link
Fatta questa premessa doverosa, non dovremmo mai dimenticarci che il cuore stesso del web, fin dagli inizi, è stato (ed è) il link, che collega tra loro due documenti presenti nello stesso sito web o su siti web differenti.
Nel caso dei link esterni o backlink, parliamo dell’equivalente di un voto di apprezzamento, mentre i link interni rappresentano principalmente una porta attraverso cui far passare i bot di scansione, una porta importante, perché serve ad arrivare prima dove serve, facendo risparmiare tempo ai tuoi lettori e risorse di scansione a googlebot, che, poverino, pensa a quante pagine deve guardarsi ogni giorno!
Fattori di ranking endogeni ed esogeni
I web link che provengono dall’esterno e puntano a risorse presenti sul tuo sito sono, a detta di molti SEO, il fattore esogeno principale e più forte in base al quale Google determina il ranking da assegnare alle risorse stesse che ricevono i link.
Quelli interni invece, che insieme alle tassonomie e al web design complessivo costituiscono l’architettura informativa del tuo sito web, sono segnali endogeni anche loro molto importanti, ma principalmente per la determinazione dei contenuti più rilevanti del tuo sito web.
Il senso di una buona struttura di web link interni è collegare tra loro le pagine del tuo sito web, in modo da far emergere e rendere facilmente raggiungibili quelle più rilevanti rispetto al tuo modello di business.
Tip di verifica sui web link interni
Il tool Link interni della Search Console ti mostra un elenco di tutti gli URL del tuo sito web, messi in ordine da quello che riceve più link a quello che ne riceve di meno. Tienilo da conto perché è un metro quantitativo per capire subito se i tuoi contenuti verticalizzano bene sulle pagine che intendi posizionare. Non è l’unica cosa di cui tener conto, ma è importante.
I backlink sono davvero il primo fattore di ranking?
A volte mi faccio domande troppo complesse. In effetti non lo so o, come tristemente sono costretto ad affermare in quanto sociologo e SEO, “dipende” da una serie di cose. Ho parecchi casi attivi in cui è evidente come anche un solo web link da una fonte trust riesca a determinare, su SERP competitive, un ottimo ranking per il documento web che lo riceve, ma sono pur veri i casi in cui ci sono documenti che ottengono ottimi risultati su SERP difficili, pur senza ottenere web link in ingresso.
Non credo di sbilanciarmi troppo, pur dicendo qualcosa di nuovo rispetto a molti colleghi, se sostengo che i diversi fattori di ranking non hanno un peso in termini assoluti, ma solo relativamente alle diverse SERP, direi alle intenzioni di ricerca degli utenti.
Metafora Estemporanea:
I web link sono la benzina, ma per quanto questa benzina possa essere di qualità, se viaggi in treno con una tanica di benzina, finisce che ti arrestano
(già vedo le grafiche con questa citazione).
Alcune query introducono SERP pur molto competitive, dove tuttavia a contare non sono solo i link in ingresso, ma anche altri fattori, sempre endogeni ed esogeni, ma diversi dal link.
Vediamo quali sono e perché contano.
Il concetto di segnale nella SEO
Google ha sempre più bisogno di segnali SEO “deboli” da affiancare a quelli forti (i web link) per capire se questi ultimi hanno una provenienza naturale e spontanea o se invece sono il frutto del lavoro di un link builder.
I segnali deboli sono le menzioni (senza link) del tuo brand, presenti principalmente su blog e forum pertinenti con la tua area di attività. Il senso è che se ricevi molti link in ingresso senza che si menzioni mai il tuo brand, probabilmente non meriti fiducia al pari di altri siti web che invece ottengono sia link che menzioni.
Questo ragionamento è probabilmente alla base del funzionamento di Google Penguin. Va da sé che questo argomento ha valenza negli ambiti in cui c’è conversazione online, quindi se la tua azienda produce viti e bulloni per la stazione spaziale internazionale, conta poco.
Le menzioni sono segnali esogeni importanti per accreditare i web link in ingresso.
I segnali endogeni “deboli”
Come sai bene, ultimamente si parla di Rankbrain, cioè quel “pezzo” dell’algoritmo Hummingbird che funziona secondo logiche di intelligenza artificiale: è la parte di Google che apprende!
Ciò che molti SEO stanno vedendo accadere è che i pillar article, cioè i contenuti pilastro, quelli ricchi e internamente sviluppati come risorse complete intorno a un argomento, stanno vincendo sempre più spesso nella competizione con altri documenti ospitati su siti trust.
È Davide che tira un bel sasso dritto in mezzo agli occhi di Golia.
Esistono segnali endogeni sempre più rilevanti, che insieme ad una buona struttura di link interni favoriscono (quando non producono direttamente) un buon posizionamento pur in assenza di backlink.
Di quali siano questi segnali, mi sto occupando ultimamente, producendo case study SEO sulla distribuzione dei termini correlati alle parole chiave.
Quello che sto notando è che esistono termini, non parole chiave che, pur non essendo rilevanti o direttamente correlati a queste, una volta sviluppati in un documento web, riescono a renderlo più rilevante per una query e non di rado a migliorarne il posizionamento.
Ad esempio, guarda come si posiziona viaggi-brevi.com per la chiave “aeroporti Parigi”. Entrando in quel documento, noterai una distribuzione molto regolare del termine “metro”, come dire che in pratica la pagina parla degli aeroporti, ma principalmente in funzione dei collegamenti con il centro.
Chi cerca aeroporti Parigi, molto probabilmente cerca anche “metro Parigi” e questo Google lo sa molto bene. Il senso quindi è distribuire nel tuo documento i termini relativi ad altre ricerche interessanti per le stesse persone che interrogano Google rispetto alla tua chiave di interesse.
L’unico problema di questo approccio è che quasi mai i software di monitoraggio inseriscono questi termini nelle related keywords, non direttamente.
Mi sono trovato bene in tal senso incrociando dati con le funzioni avanzate del tool Dominio vs dominio di SEMrush, ma l’invito principale che ti faccio è osservare bene le SERP, leggere fino alla fine i documenti che si posizionano bene e usare la testa per unire i punti, ché il quadro è spesso davanti al tuo naso… ed è un’opera d’arte.
Foto( web Link): Shutterstock