La Checklist di Semrush per la migrazione di un sito web

Nikolai Boroda

mar 26, 20197 min di lettura
La Checklist di Semrush per la migrazione di un sito web

La migrazione di un sito web è un processo complesso e impegnativo.

Per aiutarti, abbiamo creato una checklist che può essere utilizzata sia come guida che come progetto interattivo per uno spostamento di qualsiasi tipo di un sito web.

Introduzione alla migrazione di un sito web

Cominciamo dall'inizio:

Che cos'è la migrazione di un sito web?

La migrazione è un processo a cui si sottopone un sito web per modificare la propria configurazione o tecnologia.

La migrazione di un sito non può essere definita come un semplice aggiornamento, poiché implica cambiamenti complessi, di solito in relazione alla piattaforma, alla struttura, al contenuto, alla posizione o al design del sito web.

Anche se la migrazione di un sito può essere una necessità, comporta inevitabilmente molti rischi: dal calo dei posizionamenti sui motori di ricerca alla perdita totale di parti di un sito web.

La migrazione di un sito web è un processo impegnativo e serve una buona ragione per intraprenderla.

I motivi per cui migrare un sito web

Ci sono diverse ragioni che rendono la migrazione l’opzione migliore o addirittura l’unica possibile per il proprietario di un sito web. Vediamo le più comuni.

Modificare la struttura, la navigazione o il design di un sito

Decidere di rielaborare il tuo sito web non è qualcosa che dovresti fare per capriccio. Credi che le tue conversioni o le vendite siano più deboli a causa dell'aspetto del tuo sito o dell’impostazione che hai dato al customer journey? Prima di procedere a un cambio così drastico assicurati di aver individuato la vera causa dei tuoi problemi, escludendo tutte le altre possibilità che non riguardano il design o l'architettura del tuo sito.

Passare a un nuovo CMS o framework

Avere un sito web su una piattaforma obsoleta può essere dolorosamente limitante per te e sconvolgente per il tuo pubblico. Quale possa essere il CMS più adatto alle tue esigenze è una questione a parte; non c'è una risposta unica, in quanto ogni sito richiede un approccio specifico.

Assicurati che, nel tuo caso, passare a una soluzione tecnologica diversa sia l'unica opzione a disposizione e che non sia possibile migliorare la configurazione attuale per soddisfare le tue esigenze.

Aggiungere una versione mobile

Nell'era dell'indice mobile-first e considerando i dati sulla proporzione del traffico da mobile rispetto a quello desktop, non è possibile che tu non stia pensando all'ottimizzazione per le piattaforme mobili. Tuttavia, dovresti innanzitutto analizzare le preferenze del tuo pubblico e verificare il rapporto costi-benefici riguardo alla creazione di un'esperienza specifica per dispositivi mobili.

Passare da HTTP a HTTPS

L' implementazione del protocollo HTTPS sul tuo sito web non è importante solo dal punto di vista della sicurezza, ma influisce anche sull'esperienza utente, poiché la maggior parte dei browser mostra un avviso di pericolo per le pagine non protette.

Potrebbe non essere necessario passare immediatamente l'intero sito a HTTPS: potresti iniziare con le pagine che memorizzano le informazioni personali degli utenti.

Passare a un nuovo server

Se non sei soddisfatto delle prestazioni del server o delle condizioni di hosting, puoi passare a un altro host. Prenditi del tempo per cercare e trovare l'host giusto: non vorrai saltare dalla padella alla brace!

Modifica del nome del dominio

Potresti voler cambiare il nome del tuo dominio per un’ attività di rebranding o per migliorare l’URL. Ma proprio come per qualsiasi altra ragione che ti spinge a realizzare la migrazione, dovresti procedere con cautela: cambiare il nome di un dominio è una decisione importante.

Prima di iniziare la migrazione

La nostra checklist interattiva contiene tutti i passaggi necessari per effettuare la migrazione di un sito web con successo: usala come guida per pianificare le tue prossime mosse.

Ricorda che la chiave per facilitare la transizione è un'attenta pianificazione, unita ad un’attività di testing.

Inoltre, ti consigliamo di attenerti a queste regole di base:

  • Informa i tuoi utenti che trasferirai il tuo sito web. Anche se seguirai tutte le istruzioni, il tuo sito potrebbe comunque funzionare a singhiozzo qua e là, quindi faresti meglio ad avvertire il tuo pubblico.

  • Cerca di non migrare l'intero sito in una sola volta. Per prima cosa, crea un campione di prova di un nuovo sito. Quando sei sicuro che tutto funziona correttamente, inizia a spostare il tuo sito web per parti.

  • Evita di mescolare più tipi di migrazione in una singola mossa. Ad esempio, se vuoi modificare il nome del dominio e passare a un nuovo host e riprogettare l'architettura del sito, ti consigliamo di procedere un passo alla volta.

  • Se possibile, esegui la migrazione durante un periodo di traffico ridotto, riducendo così al minimo l'impatto nel caso in cui qualcosa vada storto. Inoltre, un carico ridotto del server consentirà a GoogleBot di eseguire la scansione e indicizzare più rapidamente il tuo nuovo sito web.

  • Spera per il meglio, ma preparati al peggio. La migrazione dei siti web è un'impresa seria che presenta molti problemi e insidie potenziali. Usa la nostra lista di controllo lungo il percorso per facilitare il processo.

  • E ricorda: pianifica e testa!

Vai alla checklist!

Affrontare una migrazione web: i consigli degli esperti

La migrazione di un sito web è un’attività troppo spesso sottovalutata a cui non viene data la giusta attenzione. Il risultato di una migrazione gestita male è un cospicuo calo di traffico.

Migrare un sito vuol dire cambiare gli URL di una, alcune o tutte le pagine. I motori di ricerca indicizzano URL e li associano a parole chiave, il posizionamento è quindi un concetto relativo agli URL. Un cambio di URL azzera tutti i fattori di posizionamento e la pagina dovrà di fatto ricostruirsi un’autorevolezza da zero. Se moltiplichiamo questo aspetto per tutte le pagine di un sito, ad esempio dovuto ad un cambio di dominio, puoi immaginare le ripercussioni sul traffico e quindi sul fatturato generato dal sito.

Tra amici dico che il miglior modo per fare una migrazione è non fare la migrazione. Con il crescere delle pagine e della complessità del sito, migrare può voler dire gestire milioni di pagine, è un’attività impegnativa e complessa in cui è facile sbagliare e far crollare il traffico.

Per affrontare correttamente una migrazione di un sito web, dal punto di vista SEO, è necessario seguire una metodologia accurata che permette di mappare completamente i vecchi URL con i nuovi, in modo che sia utenti che motori di ricerca possano trovare facilmente le nuove risorse. Una migrazione ben eseguita permette di “spostare” il posizionamento e quindi il traffico dai vecchi URL ai nuovi, senza perdere traffico. Ci sono diversi strumenti che possono aiutare a mappare gli URL, Google Search Console è sicuramente uno dei più importanti, poi servirebbe un crawler ed un tool per l’analisi dei backlink.

Se hai un sito web ben avviato che genera reddito, e hai in programma di cambiare dominio oppure la struttura degli URL, contatta un SEO che ti possa affiancare in questa pericolosa attività. Come per i denti, prevenire è meglio che curare: una migrazione andata male è irrecuperabile, a meno che non si intervenga subito.

La migrazione di un sito web è una fase particolarmente delicata e spesso se ne sottovaluta l’importanza. Le singole pagine (URL) di un sito acquisiscono nel tempo fattori storici, guadagnando autorevolezza e consolidando il proprio posizionamento sui motori di ricerca. Nel tipico caso in cui il restyling di un sito coincida con la modifica degli URL o addirittura anche del dominio, una corretta migrazione diventa fondamentale per trasferire il valore acquisito nel tempo e consentire, sia agli utenti che ai motori di ricerca, di ritrovare agevolmente i contenuti. Ecco perché è importante mappare con cura tutti gli URL esistenti, attingendo da più fonti (crawling del sito, Analytics, Search Console), e associarvi i nuovi URL a cui far puntare i reindirizzamenti.

Individuare dei pattern comuni può agevolare l’attività, consentendo la definizione di regole di riscrittura in grado di intercettare diverse casistiche. Anche un semplice passaggio dello stesso sito da http ad https va considerato come una migrazione a tutti gli effetti, con le conseguenze che ne derivano.

Certo, perché la migrazione per quanto correttamente impostata non sarà indolore, non subito almeno. Nel caso di modifiche significative come appunto un restyling o un cambio di dominio, Google sottopone il sito web a una scansione e a una verifica approfondite, comportando quasi sempre delle fluttuazioni di posizionamento nelle settimane seguenti la migrazione. Questa fase può protrarsi ulteriormente nel caso di siti di grandi dimensioni con numerosi URL. Un calo nel traffico organico immediatamente successivo alla migrazione non deve quindi necessariamente destare preoccupazione, perché rientra nella normale fase di assestamento ed elaborazione di reindirizzamenti e altri segnali.

Se tutti gli step previsti per la migrazione sono stati accuratamente seguiti, ben presto i fattori storici saranno trasferiti alle nuove pagine, impattando positivamente sulla visibilità organica che si riassesterà sui valori precedenti al cambio sito. Ma possiamo fare ben più di questo. Una corretta migrazione unita all’online di un nuovo sito strutturato e ottimizzato per essere pienamente in linea con le guideline dei motori di ricerca, ricco di contenuti utili e rilevanti per gli utenti, porterà a un sicuro incremento del traffico organico e delle performance.

Compila la checklist!

Cosa ne pensi della checklist che ti guida nella migrazione del tuo sito web?

Aspettiamo i tuoi feedback!

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Semrush aficionado. Fascinated by Google’s influence on SEO, PPC, the world.