Quando e come “potare“ il tuo sito per garantirgli nuova linfa vitale

Dario Ciracì

gen 16, 20197 min di lettura
Quando e come “potare“ il tuo sito per garantirgli nuova linfa vitale

Quante volte avrai sentito dire in qualche conferenza di web marketing o un webinar che il sito web, analizzandolo in ottica SEO, è come un albero? Se non lo hai mai sentito dire da qualcuno, potresti averlo letto in un articolo online.

A tutti gli effetti l'affermazione è ricca di verità: la struttura e l'architettura informativa di un sito web, ricorda spesso la composizione di un albero. Come l'albero è composto da un tronco, da dei rami, ramoscelli e foglie, anche il sito web è strutturato sulla base di una homepage, di categorie, di sotto-categorie e pagine web.

Se siamo appassionati di giardinaggio, ci sarà capitato di piantare qualche pianta oppure, meglio ancora (un esempio più calzante per la metafora), un albero. Se siamo ancora dei novelli giardinieri fermi al livello "apprendista", probabilmente ci staremo dimenticando di dargli le dovute cure, di eliminare eventuali erbacce che iniziano a formarsi alla base della radice e di potare rametti secchi.

Se pensiamo che l'albero cresca da solo e non necessiti del nostro intervento, ci troveremo, a distanza di tempo, ad avere un albero che somiglierà a un cespuglio o a una foresta, inizierà a soffrire, a non produrre più frutti, e poco tempo dopo sarà destinato alla morte.

Stessa cosa accade al nostro sito web, che, oltre a richiedere cura e manutenzione da un punto di vista prettamente tecnico (server, velocità, analisi dei posizionamenti, analisi delle statistiche di traffico, ecc.) richiede anche (e soprattutto) manutenzione del contenuto.

Questo vale soprattutto per quei siti destinati a diventare di grosse dimensioni.

Cosa accade se ci infischiamo di tutto ciò?

Beh, un po' quello che puoi vedere nell'immagine che segue, che rappresenta solo una delle casistiche di ciò che può accadere. Verificando l'indicizzazione di una pagina prodotto di un eCommerce su Google mi accorgo della presenza di tante altre pagine duplicate e indicizzate.

Ottimizzare un sito web: pagine da potare

Situazione che diventa più preoccupante se la  verifica si estende all'intero sito web.

Potatura: verifica pagine duplicate da eliminare

Se non intervieni subito, nel corso del tempo il tuo sito può trasformarsi in un iceberg che affonda sempre più, dove ci sono pagine con una qualche visibilità nelle serp che generano ancora traffico e, la percentuale più alta di pagine, che non generano più traffico e che affossano l'intero sito, sperperando prezioso crawl budget e page rank.

Pagine che finiscono nel limbo del web: perché accade?

I siti che hanno una produzione di contenuti (e quindi di pagine) costante, come siti di news, blog, magazine, shop online e siti di annunci hanno la necessità di tener traccia delle pagine prodotte per non rischiare che queste finiscano nel limbo del web e non producano più alcuna utilità nel sito.

Una pagina finisce nel limbo quando:

  • è stata pubblicata diversi anni fa;
  • il contenuto non è più recente e/o aggiornato;
  • non intercetta/genera più traffico o click;
  • rappresenta una pagina inutile e/o duplicata (per differenti motivi).

Se da un audit del tuo sito dovesse venir fuori che queste pagine rappresentano una percentuale significativa di tutto il sito, come nell'immagine sopra, dovresti preoccuparti seriamente. 

Google non ha alcun motivo di mostrare in serp un sito (e la sua mole di pagine) non utili all'utente. Google non vuole mostrare in serp contenuti non aggiornati e che non vengono fruiti dall'utente. 

Motivo per cui, quando vengono lanciati i Quality Update e il tuo sito perde traffico in modo apparentemente inspiegabile una delle ragioni potrebbe essere proprio nell'eccessiva presenza di pagine che stanno inficiando la qualità complessiva del sito. Il sito soffre perché spreca crawl budget su centinaia di pagine di poco valore, di poca utilità.

Vuoi saperne di più su come dovresti gestire il crawl budget del tuo sito? Guarda il webinar che abbiamo dedicato a questa tematica con l'esperto Filippo Sogus:

Youtube video thumbnail

Ciò che andrebbe potato

Generalmente, e sintetizzando, dovremmo eliminare dal nostro sito e dall'indice di Google tutto ciò che:

  • genera duplicazione contenutistica;
  • a distanza di tempo non genera traffico organico e ha performance generali negative (alto bounce rate, tempo di permanenza basso, ecc.);
  • appesantisce la struttura del tuo sito, sprecando Crawl Budget e PageRank.

Se dovessimo scegliere quali pagine potare per tipologie di siti, potremmo indirizzarci sulle seguenti:

1. Blog

  • articoli non performanti e non aggiornati/aggiornabili;
  • archivi tag;
  • archivi autore.

2. E-Commerce

  • Prodotti non più in vendita (e che non saranno più disponibili);
  •  Pagine di navigazione di facciata (faceted navigation, es. filtro per prezzo, taglia, colore, ecc.);
  •  Categorie e/o sotto-categorie con zero o pochissimi prodotti (es. pagina “brand+filtro categoria prodotto”).

Hai già letto la nostra nuova ricerca sugli 80 errori più comuni dei siti e-commerce? Consulta la pratica infografica.

3. Portali di annunci

  • Annunci duplicati;
  •  Annunci scaduti;
  •  Annunci che non producono traffico;
  •  Categorie e/o sottocategorie prive di annunci;
  •  Ecc...

Ma è sempre bene (e necessario) potare un sito web?

Meglio potare o migliorare? La potatura è un'azione estrema che va a interessare un sito web. Solitamente è consigliabile qualora non sia in alcun modo possibile aggiornare manualmente centinaia di contenuti del nostro sito, partendo, ad esempio, da pagine con troppo poco testo, pagine con contenuto troppo simile o pagine il cui contenuto è stantio e andrebbe semplicemente aggiornato. Se il nostro sito è composto da qualche centinaio di pagine, questo lavoro potrebbe essere svolto armandosi di tanta pazienza (e una piccola redazione). Se, invece, il nostro sito si compone di migliaia di pagine, allora dovremo optare per il "taglio".

È inoltre un'attività consigliabile a quei siti che dispongono di un bravo SEO con ottime capacità analitiche, perché, da premettere, l'attività di potatura parte da un'accurata analisi dei contenuti da incrociare con i dati rilevati da Google Analytics, pena l'eliminazione di pagine/categorie/cartelle, vitali per il sito con conseguente brusco calo del traffico organico, che ci porterebbe ad un risultato peggiore di quello di partenza.

Lo stesso Google è molto vago sull'argomento; John Mueller ha sempre consigliato di optare per un miglioramento dei contenuti e, solo quando impossibile, puntare alla potatura, ma prestandoci comunque molta attenzione.

Dovremmo dunque decidere di potare il nostro sito solo come strategia ultima, quando cioè, non ci è possibile migliorare struttura e contenuti del nostro sito perché richiederebbero uno sforzo eccessivo e tempistiche lunghe.

Se abbiamo deciso di intervenire usando le cesoie sul nostro sito, prima di farlo, è necessario effettuare un attento Content Audit. Il Content Audit è un po' come il SEO Audit solo che, anziché concentrarsi prevalentemente sugli aspetti tecnici che riguardano l'interazione del bot sul tuo sito, si concentra più sui contenuti, analizzandone la qualità e raccogliendone statistiche di engagement maturate nel tempo.

Solo effettuando un serio Content Audit potremo sapere esattamente quali sono i rami marci da potare ed evitare, invece, di rimuovere pagine importanti del sito che potrebbero, in seguito, danneggiarne l'intera struttura.

Il Content Audit va fatto con un classico foglio Excel, con delle colonne che dovrai valorizzare e, in seguito, ordinare, e che dovranno quantomeno avere i seguenti valori:

  • traffico delle pagine in un certo range di tempo (solitamente gli ultimi 12 mesi è un buon range temporale. Questo ti permetterà di capire se pagine pubblicate molti mesi/anni fa producono ancora traffico, sono posizionate per particolare keyword e sono ancora in grado di soddisfare degli intenti di ricerca); [create-campaign destination_url="https://it.semrush.com/projects/#instantcreate/{value}/{value}/tracking/wizard:open" pattern_type="domain" header="Scopri le keyword per cui ti posizioni" text="con Position Tracking" placeholder="inserisci il dominio" button_text="Prova subito" bg_images="https://static.semrush.com/blog/uploads/media/2d/17/2d17b40a0e5d5402f219b5a5230d271a/banner-progetto-position=tracking.png" bg_button="-danger"]
  • link in entrata delle pagine. Se una pagina è da potare ma riceve un certo numero di link esterni, ciò ci permetterà di orientarci sulla strategia di potatura: in questo caso, meglio un redirect 301 verso una pagina con prossimità tematica di un'assegnazione di codice di stato 410;
  • keyword posizionate. Utile per decidere, ad esempio, che una pagina è meglio migliorarla, aggiornandone i contenuti, anziché eliminarla;
  • social shares. Ci indicheranno pagine che hanno ottenuto un ottimo riscontro di pubblico;
  • vendite prodotte.

Ordinando i dati raccolti dai vari strumenti di analisi (vedremo dopo) potremo ordinare il file excel affinché ci mostri per prime quelle pagine/url che hanno generato il più basso traffico, che hanno meno link in entrata, meno shares, che hanno meno keyword posizionate, ecc. Magari vi accorgerete che queste sono anche le pagine più "anziane" del sito e, dunque, saranno le prime ad essere selezionate per il processo di potatura.

Attenzione ad effettuare sempre una potatura consapevole: è bene partire da piccole percentuali (15-30% per volta) e "snellire" il sito periodicamente, anziché intervenire drasticamente radendo al suolo un'intera struttura, soprattutto se il sito ha centinaia di migliaia di pagine.

Potatura SEO: le azioni a disposizione

Le scelte in questo caso sono individuali e dipendono, comunque, dall'analisi dei contenuti che abbiamo appena visto.

Potremo dunque decidere di optare per una di queste azioni:

  1. eliminazione delle pagine dal catalogo del sito e dall'indice di Google. In questo caso potremo lasciarle con uno status code 404 o impostare un 410 per un deindex più veloce;
  2. eliminazione della pagina dall'indice, lasciandola però accessibile agli utenti nel sito. Questo ci torna utile sia per evitare duplicazioni contenutistiche, sia qualora abbiamo pagine non ancora ben valorizzate di contenuti, ma che l'utente deve comunque visualizzare. In questo caso ci conviene impostare un ;
  3. consolidamento pagine: link rel canonical (utile per le varianti/filtri di prodotto);
  4. consolidamento pagine con variante, impostando un redirect 301.

Gli strumenti a disposizione per l'analisi

Per poter effettuare un'attenta Content Analysis ti serviranno alcuni strumenti. Io personalmente utilizzo:

Utilizzando questi strumenti, potremo estrapolare e ordinarci dati come volume di traffico generato negli ultimi 12 mesi, il bounce rate (prestateci molta attenzione nell'ordinamento su Excel) e link in entrata (interni/esterni) e avere una panoramica più chiara sulle azioni da intraprendere e da dove partire.

Potatura seo: analizzare gli analytics

Potatura sito web: analisi delle pagine con Content Analyzer

Analisi con Screaming frog

Alla fine di tutto ciò potremo crearci un Excel che riporta le azioni da intraprendere.

Foglio excel di riassunto di tutte le azioni da intraprendere sul sito

Potatura: a cosa fare attenzione

Concludendo, consiglio sempre di prestare attenzione ai seguenti fattori:

  1. La potatura è un’attività rischiosa se non gestita accuratamente.
  2. Potare consapevolmente, mai in modo brutale. Meglio operare in piccole quantità.
  3. Categorie di primo livello: meglio migliorarle che potarle.
  4. I risultati richiederanno tempo per essere visibili e potrebbero coincidere con qualche successivo Quality Update di Google.

Qual è la tua esperienza? 

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Dario è il fondatore dell‘agenzia Webinfermento e autore del blog Webinfermento.it.. Specializzato in SEO, Content Marketing e Link Earning, partecipa come docente e relatore nelle più importanti conferenze italiane di web marketing. Ha curato numerosi progetti di successo nel Content Marketing e ha scritto il libro “Gestisci Blog, Social e SEO con il Content Marketing“, edito da Flaccovio Editore.