Outsourcing o insourcing: come collocare le risorse di marketing per l'azienda
Da consulente freelance incallito mi è capitato di vedere e vivere le realtà aziendali più disparate, dalla piccola azienda formato Ant-Man alla più muscolare attività in stile Hulk. Una delle problematiche maggiori che emerge spesso durante questi rapporti professionali non è legata al lavoro tecnico in quanto tale, ma alla gestione umana dei rapporti in-out dell'azienda.
Non riuscire a gestire l'aspetto legato al rapporto fra consulente e PERSONE che lavorano per l'azienda, significa minare finanche il lavoro tecnico.
Posso tirare su una squadra che neanche gli Avengers, ma se Iron Man inizia a stuzzicare Capitan America e Thor a scherzare con Hawkeye otteniamo solo la vittoria di Loki e quindi del caos.
Fare SEO all'interno o all'esterno dell'azienda?
La risposta è la "solita" quando si tratta di un argomento così delicato del quale dobbiamo prendere in esame più elementi: dipende. Mi è capitato di lavorare davvero poco efficacemente per grosse realtà, incastrato negli ingranaggi della burocrazia interna, o di dovermi sobbarcare l'intero business di una piccola attività perché non c'era nessun piano strategico, figurarsi arrivare alla SEO che è solo uno dei canali del Web Marketing.
Quali sono i fattori per valutare se affidare la SEO all'interno o all'esterno dell'attività?
L'ottimizzazione delle risorse interne
Se si fa ottimizzazione - e se si hanno skill di formatore - bisogna esserlo a tutto tondo: non vado, infatti, a ottimizzare il codice del portale ma le risorse umane interne formandole a fare il mio lavoro.
Questo tipo di approccio ha due vantaggi:
- fa risparmiare tempo e denaro all'azienda
- migliora al contempo il valore delle persone al proprio interno, che acquisiscono competenze specifiche.
Come consulente freelance ho il vantaggio di potermi muovere più agilmente, bypassando tutta la catena decisionale - in questo caso composta da elementi non avvezzi alla SEO - riuscendo a proporre un contratto di formazione e consulenza con maggiore facilità rispetto a uno formativo.
Mi è capitato tempo fa di lavorare, tramite un ente, con uno dei player maggiori in ambito di navigatori per auto e tecnologie GPS in genere. C'era tutta una catena di comando che rimandava alla casa madre americana e inoltre le risorse marketing interne all'ufficio italiano erano sicuramente preparate a livello generale ma, non avendo mai praticato SEO, erano newbie. In questo caso, sono state molto più efficaci delle giornate di formazione aziendale piuttosto che esternalizzare il servizio. Insomma, il Capitan America che forma le nuove leve piuttosto che dare tutto in mano allo S.H.I.E.L.D.
L'appalto a risorse esterne
Il classico lavoro da consulente freelance: mi arriva una richiesta di preventivo di un piano per la SEO (ma è replicabile per qualsiasi altra attività sul digital) e, una volta approvato lo stesso, inizio a lavorare.
In un mondo ideale, tutto dovrebbe andare liscio ma, per mia modesta esperienza, più l'azienda è piccola più bisogna prendere operativamente in mano svariate attività, a volte esulando anche dal proprio core.
In merito al tessuto produttivo italiano, composto da micro-imprese (a meno che non ci sia un'esplicita richiesta o attitudine), spesso mi è capitato di dovermi "sporcare le mani" piuttosto che fare della formazione, semplicemente perché dall'altra parte avrebbe significato passare delle competenze a chi poi non se ne sarebbe potuto occupare. Più semplicemente gli interessava solo che il lavoro fosse realizzato.
Del resto, non tutti possono - o meglio vogliono - essere supereroi digitali, no?
Il manager referente del progetto
Se si opta per la via dell'outsourcing, quindi operativa, bisognerà aggiungere un'altra postilla: chi gestisce il rapporto all'interno dell'azienda? Si tratta della stessa persona in grado di valutare l'efficacia dello stesso, al di là della consueta reportistica?
Sembrano due domande banali ma in realtà nascondono delle insidie. Infatti, mi è capitato di lavorare con dei project manager che avrebbero avuto bisogno di un minimo di formazione PRIMA (quindi combinando le due attività di accrescimento delle risorse interne e poi di supporto esterno) in quanto non erano - per mancanza di competenze nel dettaglio, non in assoluto - in grado di valutare l'andamento del piano su quello specifico canale del digitale.
Oppure, ancora peggio, project manager oberati e distratti da più progetti, che non riuscivano fisicamente a stare dietro a tutto. Questa figura manageriale è uno snodo nevralgico nel rapporto consulente-azienda, soprattutto se strutturata, ma a onor del vero va detto che più spesso si ha a che fare direttamente con il Tony Stark, il padre-padrone dell'azienda stessa, date le dimensioni ridotte, tipiche della PMI italiane.
E in questo, come in ogni caso, non c'è skill tecnica che regga di fronte alla fiducia.
E tu? Come ti trovi meglio a lavorare? Con risorse esterne o con interne?
Dai, raccontami come funziona dalle tue parti.