Il blog (SEO) è morto, lunga vita al blog

Francesco Margherita

nov 20, 20195 min di lettura
Il blog (SEO) è morto, lunga vita al blog

Il blog doveva essere un diario personale, poi un canale per farsi conoscere. Alla fine è diventato uno strumento di acquisizione lead oppure un contenitore di pubblicità spalmate alla buona su pagine da posizionare su Google. Insomma, dai tempi di Splinder fino ad oggi, la temperatura del “medium” blog si è raffreddata via via fino allo zero assoluto. Avremmo dovuto trasformare quelle aule fredde e grigie in un bivacco per i nostri manipoli, invece è successo l’esatto contrario: il nostro cuore un tempo pulsante è diventato un ghiacciolo… e dicono che si stanno sciogliendo. Bah.

Perché il blog è morto?

Perché lo usiamo per fare posizionamento e non per parlare alle persone. Un blog dovrebbe servire agli utenti e non solo a chi lo cura. Mi perdonerai la boutade, ma ho paura che quando noi SEO scriviamo cose, voialtri ci prendiate troppo sul serio. Una verità sotto gli occhi di tutti è che il blog sia diventato uno strumento da avere a prescindere, una roba che evidentemente funziona per magia anche se non lo curi, neanche bastasse la voce di menu “blog” nel menu principale del sito web aziendale per far impennare il fatturato.

Alcuni esempi di blog impolverati:

Blog su e-commence con sezioni che si sovrappongono alle categorie di prodotto

Un caso frequentissimo. Se le categorie del blog interno hanno lo stesso titolo delle categorie dello shop, rischi di creare un collo di bottiglia tale da rendere meno immediato per Google capire quale debba essere la pagina rilevante per una data query. Certo, la marcatura semantica può aiutarti a ridurre questa incertezza, ma perché non risolverla a monte evitando queste situazioni?

Per approfondire puoi leggere il post: Come gestire categorie, tag e altre gerarchie per migliorare la crawlability di un sito.

Blog su e-commerce vuoto

Quanti siti e-commerce hanno aperto un blog nel 2002 e stanno ancora aspettando di metterci dentro qualcosa? A queste persone dico che i backlink spontanei possono anche arrivare - a patto che ci sia qualcosa da linkare - ma gli articoli spontanei non li abbiamo ancora visti. Quando poi il link al blog interno (vuoto) si trova anche nel menu principale, il tafazzismo è completo. Poi c’è la via di mezzo avanguardistica: il blog interno con 20 categorie, tutte vuote. Però niente, il blog lo dovevi avere, per forza!

Per approfondire puoi leggere il post: Quando un eCommerce non può fare a meno di un blog interno?

Blog aziendale con la rassegna stampa

Mille volte mi è capitato di analizzare blog aziendali interni al sito web principale. Dietro quella voce di menu “rassegna stampa” c’è spesso tutta la vanità di una proprietà che strangola la propria presenza nei motori di ricerca. L’annega proprio nell’ego di una volumetria di pagine in cui su 100 contenuti ci sono 5 pagine di servizi aziendali, una pagina “chi siamo”, una pagina per i contatti e 93 articoli che parlano della presenza aziendale alla fiera campionaria di Venticano o a quella di Bari. E come ti aspetti che Google ci capisca qualcosa?

Blog interno con rassegna stampa copiata da altri siti web

Il caso peggiore è quando si verifica la situazione descritta sopra, con l’aggravante di aver copiato i contenuti da siti terzi. In situazioni simili una penalizzazione non è sufficiente, ci vorrebbe proprio l’arresto della proprietà e la rimozione coatta del sito web.

Blog da monetizzazione tamarra!

Un bel feed in cui infilare i blog a tema e uno scraper che risucchia automaticamente i contenuti freschi per infilarli sul tuo blog. Il tutto condito con l’attributo nofollow sui link interni agli articoli copiati e magari - perché sei una brava persona - una citazione della fonte con link, sempre nofollow. Questa pratica (sono sicuro) l’hai appresa al corso comprato dopo aver visto la sponsorizzata su Facebook del tizio che prende il jet privato e vola lì dove osano le aquile… bella davvero, però oltre a far incavolare sul serio chi si adopera per far uscire contenuti di valore, crea un contenitore che mira a tenere insieme e proporre risorse tematiche. La notizia per te è che ne conosco un altro simile con cui entrerai presto in competizione: Google. E quelli fanno sul serio.

Raggiungere le persone

usiamo il blog per creare una relazione con le persone

Insomma, da questi pochi esempi spero di essere riuscito a offrirti uno spaccato delle “scorciatoie” per il successo. Quello che però mi preme farti vedere è che come dice sempre il maestro Tolomei quando arriva al citofono della mia sala prove, “non c’è nessun bottone da premere”.

Il blog serve a raggiungere le persone con l’obiettivo di portarle dove vuoi. Ora, giacché le “persone” non sono numeri, ma esseri umani in carne ed ossa, se vuoi far bene devi offrire loro valore in modo sostanziale, mirato ed esclusivo rispetto all’offerta di contenuti presente altrove.

Niente automatismi, niente “spiegoni” da 50.000 battute per insegnare agli ultra settantenni come si risintonizza un televisore. Sì, devi offrire la risorsa più adatta per le persone che la stanno cercando.

La risorsa più adatta, per chi?

A me capita spesso di dover disegnare il piano editoriale per un blog gestito come progetto a sé o come appendice interna di un progetto aziendale più ampio. L’errore più comune che ho visto fin ora è concepire contenuti a partire da una keyword research che selezioni come titoli degli articoli le keyword correlate a corrispondenza di frase. Ho visto blog con articoli del tipo:

  •  Ricostruzione unghie a mandorla
  •  Ricostruzione unghie a punta
  •  Ricostruzione unghie french
  •  Ricostruzione unghie + (inserisci una roba a caso)

Se elabori il piano editoriale di un blog a partire da questi riscontri, il risultato sarà freddo, impersonale e tutto sommato scontato. Se poi negli articoli avrai anche premura di inserire sempre lo stesso numero di parole suddivise nello stesso numero di paragrafi, abbelliti con lo stesso numero di immagini, il quadro complessivo somiglierà ad una pila di giornali vecchi… buoni per incartare il pesce.

Il lavoro che invece ti suggerisco di fare a monte è una segmentazione del pubblico di riferimento con tracciamento dei profili “personas”. Per restare nell’esempio precedente, l’onicotecnica può interessare alle mamme, alle teenager, alle spose, quindi abbiamo già tre tipologie di pubblici estremamente complessi perché pieni di interessi correlati che possono rientrare trasversalmente nel mio piano editoriale.

Detto questo, al di là del cosa scrivere, ci sarebbe da lavorare sui layout di pagina a livello dei quattro pilastri della semiotica applicati al web:

  • Segno testuale
  • Segno cromatico
  • Segno iconografico
  • Segno fotografico

Qui il lavoro serve a rendere comoda la fruizione dei contenuti alle persone che rientrano nel mio pubblico di riferimento. Serve a farle rimanere in pagina quei venti secondi in più che per me sono cruciali, perché marcano la differenza tra un abbandono e una conversione.

E come faccio a capire quali sono i miei pubblici di riferimento? 

A parte lo strumento Audence overlap che uso ormai da tempo, ultimamente SEMrush ha aggiunto le indicazioni sulla tipologia dei siti web che condividono in parte il profilo backlink del mio sito web di interesse. In particolare posso vedere subito a quali categorie appartengono e farmi un’idea sui pubblici di riferimento in comune.

scopri i tuoi pubblici di riferimento con analisi backlink di semrush

È questo il valore aggiunto che dobbiamo dare al blog per farlo tornare a vivere: semplicemente capire a chi ci stiamo rivolgendo e comunicare le risorse più adatte a quelle persone. 

Il web è un posto straordinario, a patto che lo rendiamo tale.

Dipende da noi, da te.

E tu che cosa ne pensi?

Mi piacerebbe conoscere la tua opinione su questo tema. Scrivi i tuoi pensieri qui sotto nei commenti.

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Francesco: Sociologo, scrittore e musicista, Consulente SEO per aziende e formatore privato. Studio, sperimento e divulgo la mia passione attraverso il blog Seogarden.net . Le riflessioni sulla semantica applicata ai motori di ricerca sono al centro delle mie attività quotidiane.