Capire l'evoluzione del Ranking in Google analizzando le perdite di traffico di Aranzulla.it

Dario Ciracì

gen 20, 20208 min di lettura
Capire l'evoluzione del Ranking in Google analizzando le perdite di traffico di Aranzulla.it

Come probabilmente saprai già, sono alcuni anni che Google cerca di migliorare i propri algoritmi in direzione della restituzione di risultati di ricerca sempre più pertinenti all'intento di ricerca dell'utente.

I Quality Update che, almeno dal 2017 si sono susseguiti e che ormai, tra rollout ufficializzati e non, fanno comparsa sulle Serp a ritmo più o meno mensile, non hanno fatto altro che rendere i risultati di ricerca su Google sempre più dinamici, tanto da somigliare ad una fluttuazione quasi costante.

Il più recente tra questi update è Bert, che fa seguito ad altri due algoritmi infrastrutturali che avevano l'obiettivo di comprendere meglio le query dell'utente, Hummingbird e RankBrain. Bert infatti si pone l'obiettivo di disambiguare una query, ma va oltre a ciò: cerca di ricalcolare il ranking dei risultati di ricerca comprendendo meglio la query per mezzo dell'analisi delle relazioni tra le parole della query.

Questo permette a Google di comprendere meglio ciò che l'utente cerca, dando più risalto al contenuto che soddisfa il bisogno informativo dell'utente e, per far ciò, l'algoritmo diminuisce il valore storicamente attribuito alla pagina per mezzo di ottimizzazione SEO e link.

Per capirci meglio, se per anni SEO on site e trust di dominio (conseguenza dei link) erano i capisaldi del ranking di Google, le cose stanno cambiando.

Oggi puoi avere il dominio più autorevole al mondo con la pagina meglio ottimizzata lato SEO, ma se c'è una pagina il cui contenuto è maggiormente in grado di soddisfare una query specifica dell'utente, Google potrà decidere di darle un maggior peso nel ranking.

Si parla molto di Voice Search come qualcosa che cambierà la SEO, ma io darei più priorità all'analisi delle attuali Serp che si basano su ciò che l'utente ancora digita da smartphone o desktop e che sta già cambiando il modo di fare SEO. Qualcuno dice che la SEO morirà. Sebbene non sono un fatalista e non reputo vera questa affermazione, posso sicuramente ritenere che cambierà il modo di fare SEO. Semplicemente perché sta già cambiando.

Per comprendere meglio la strada che Google sta tracciando, almeno da un paio di anni, porto l'esempio di un gigante dell'editoria che, un po' a sorpresa (e a breve dirò il motivo), ha perso una buona parte del suo traffico organico e posizionamenti sul motore di ricerca.

Analizzare un sito editoriale per comprendere i cambiamenti nella formulazione delle Serp è più utile rispetto ad un sito vetrina o eCommerce perché i siti editoriali hanno una volumetria più ampia e crescono pressoché costantemente nel tempo e, proprio per il numero di pagine che sono in grado di far assorbire a Google e a posizionare, riescono ad attingere ad un numero di query informative e transazionali nettamente maggiore rispetto a siti più statici.

Sorprende vedere un sito come Aranzulla.it perdere traffico. Non date ascolto a chi dirà che sosteneva da tempo che quel sito non meritava quei posizionamenti, quel traffico, che era sovra-ottimizzato, che se non fosse stato per il sottodominio ospitato in passato su Virgilio.it non sarebbe dove è ora, ecc ecc.

Si sa che la SEO genera tanta invidia.

Aranzulla.it è uno dei siti editoriali più riconosciuti da un pubblico eterogeneo di utenti che naviga quotidianamente. Un sito che è diventato un brand perché è riuscito a fare bene (e prima di altri) una cosa precisa: risolvere problemi degli utenti e soddisfare bisogni informativi.

Una cosa è certa: difficilmente quando si cerca di soddisfare un bisogno legato alla tecnologia e si finisce su Aranzulla.it non troveremo la risposta. Spesso troveremo anche più di una risposta. Sarà difficile tornare indietro nella Serp alla ricerca di una pagina alternativa.

Per motivi come questi Aranzulla.it è diventato uno dei più citati casi di studio nella SEO e nel copywriting, un esempio di come scrivere per il web soddisfacendo gli intenti informativi dell'utente, partendo dall'analisi di una parola chiave primaria e approfondendo tutte quelle correlate e anche di come ottimizzare una pagina web per i motori di ricerca.

Se vogliamo, è anche stato uno dei pionieri, almeno in Italia, della diffusione dei cosiddetti " long form" o "pillar article".

Lascia quindi sorpresi vedere Aranzulla.it perdere traffico.

Sorprende perché, da quando Google ha iniziato a lanciare i Quality Update, tanti giganti dell'editoria sono stati in qualche modo toccati. Spesso in negativo. Lui no. Ad ogni update sembrava crescere sempre più. Una crescita che è arrivata a superare i 13 milioni di accessi al mese (fonte SEMrush).

Tutto questo più o meno fino a luglio di questo anno, quando inizia a perdere lentamente traffico, fino ad arrivare ad avere, a novembre, una perdita piuttosto importante di traffico organico.

andamento del traffico organico di aranzulla.it

trend del traffico organico di aranzulla.it degli ultimi 6 mesi

andamento del traffico sul sito aranzulla.it nell'ultimo mese

Il traffico sembra essere ancora in calo giorno dopo giorno, sebbene in maniera limitata.

Da ottobre 2019 ad oggi, il sito sembra aver perso il 50% di traffico organico, passando dai 10 milioni 800 mila visitatori stimati per mese, ad ottobre, ai 5 milioni 200 mila di gennaio.

Per approfondire puoi leggere il post:  5 ragioni per cui il tuo sito web ha subito un calo nel traffico.

Perché Aranzulla.it perde traffico?

Il sito web Aranzulla.it è così grande che limitarmi a fare un'analisi per capire tutte le ragioni di questo calo sarebbe impossibile, soprattutto senza avere accesso a dati reali da Google Analytcs e Search Console.

Credo però che, esaminando le posizioni perse da Aranzulla per determinate query, esaminando le tipologie di query e, soprattutto, analizzando le attuali Serp relative a quelle query, un’idea dei cambiamenti in corso, intrapresi già da qualche anno, sia possibile farsela.

Ho sintetizzato questi cambiamenti in 3 aree.

1. Meno consigli, più risposte dirette

Prendiamo ad esempio queste due query informative, almeno in apparenza.

scarica musica gratis

scaricare musica gratis

Apparentemente due query molto simili. Di fatto, potrebbero nascondere due intenti di ricerca differenti che Google cerca di definire meglio.

Nel primo caso, infatti, l’intento desiderato dall’utente è quello di attendersi già dalla Serp dei siti che gli permettono di scaricare musica.

Nel secondo caso, magari c’è più probabilità che intendo capire come scaricarla, o da quali siti è possibile farlo.

Due query, dicevamo, in apparenza simili, mostravano, prima di ottobre, Aranzulla.it al primo posto con una guida su come scaricare musica gratis.

Ciò non vuol dire che gli utenti della prima query non fossero soddisfatti dal sito di Aranzulla, ma che, semplicemente Google è stato in grado di disambiguare meglio una query, interpretando un intento più “transazionale” rispetto alla seconda e fornendo direttamente all’utente i siti più pertinenti dai quali scaricare musica gratis.

Che poi magari non sono davvero i migliori, ma, per pertinenza tematica e fattori di ranking, meritano di avere una posizione migliore di Aranzulla.

url nel ranking (mese per mese)
dalla 1a alla 6a posizione nel corso dei mesi

esempio 1 di query e posizionamento di aranzulla
"scarica musica gratis" mostra ora più risposte dirette in Top 3

esempio 2 e posizionamento di aranzulla per query simile ma con diverso intento
"scaricare musica gratis" fa ipotizzare un intento più informativo nella query.

Queste variazioni su query informative, che mostrano però un potenziale cambio di intento di ricerca soltanto cambiando il tempo di un verbo (es. “scaricare”) sono visibili in molte altre query per le quali Aranzulla.it ha perso posizioni.

Per approfondire leggi il post:  Ricerca semantica: come capire l'intento di ricerca degli utenti target.

Un’altra serp emblematica è “sfondi iphone”, che prima mostrava in prima posizione Aranzulla.it e ora offre risultati decisamente più pertinenti.

serp di sfondi iphone su google

Ci sono poi anche query ad alto volume di traffico e legate a chiavi brand che portavano al sito un po’ di traffico, come “alice mail” ma per le quali non c’era un matching utile per l’utente, dato che l’utente finiva sulla pagina dei problemi di accesso ad Alice.

analisi del ranking su google della keyword alice mail

Dunque un sito come Aranzulla.it ha perso traffico solo a causa di algoritmi di Google in grado di interpretare sempre meglio l’intento di ricerca dell’utente? In realtà la causa non credo sia solo questa ma penso sia anche riconducibile a filtri attivi già da un po’ di anni e che, prima o poi, colpiscono portali informativi quando iniziano a diventare più generalisti e meno mono-tematici.

Pur essendo vero che Aranzulla è il punto di riferimento nel mondo dell’informatica, la tematica è così vasta da essere oggi divenuta ricca di una serie di blog più specializzati in nicchie e micro-nicchie, facendo dunque diventare generalista un sito come Aranzulla.

Se Google diventa più bravo a comprendere intenti di ricerca e fornire risultati più pertinenti, di conseguenza i link, fattore di ranking per eccellenza, perdono peso. Personalmente noto la perdita di peso dei link, anche di qualità, già da qualche anno. Certo, sono ancora utilissimi a spingere su una pagina in poco tempo e sono ancora “il più importante segnale di ranking”, ma attenzione al fatto che le Serp sono sempre più dinamiche e anche quella spinta data dai link potrebbe essere provvisoria.

Altrimenti adesso non potremmo spiegarci perché uno dei siti più autorevoli e in trust quanto a profilo link abbia perso metà del traffico organico in 3 mesi. 

3. I long form perdono peso

Altra conseguenza – facilmente intuibile - di questi cambiamenti è che anche i long form (o pillar article) stanno perdendo importanza.

La caratteristica principale dei long form è quella di sviluppare una singola keyword primaria, solitamente di medio volume di traffico e competizione, approfondendo con paragrafi dedicati, le keyword long tail ad essa correlate. Ciò crea una sorta di testo che per ampiezza e ottimizzazione (alcuni direbbero “sovraottimizzazione) soddisfa le regole generali SEO per l’ottimizzazione di un testo, permettendo non soltanto di posizionare le chiavi long tail, ma, il più delle volte, anche quella primaria.

Un sito come Aranzulla e, in generale, molti forti e storici portali informativi, hanno basato il loro successo SEO su questa strategia.

Però noto come anche su questo Google sta cambiando le regole del gioco. Sempre più immediatezza nell’accesso alla risposta, sembra essere ora il mantra di Google.

Quindi, a parità di ottimizzazioni on site, se ho un long form che, tra le sue 2000 parole mi parla anche di come unire due pagine Facebook e un articolo, di sole 300 parole, che mi spiega subito e soltanto come unire due pagine Facebook, allora può darsi che ora sarà più probabile vedere in testa alle Serp il secondo.

Chi si occupa di SEO oggi è chiamato ad una sfida importante: sviluppare una skill che avrà sempre più priorità. Diventare un ottimo analista. Sarà infatti necessario, per restare competitivi, essere in grado di osservare e analizzare cambiamenti, carpire le Serp e i cambiamenti nelle risposte date alle query ed essere veloci nell’adeguare i propri contenuti/siti ad un motore di ricerca sempre più dinamico.

E tu che idea ti sei fatto?

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Dario è il fondatore dell‘agenzia Webinfermento e autore del blog Webinfermento.it.. Specializzato in SEO, Content Marketing e Link Earning, partecipa come docente e relatore nelle più importanti conferenze italiane di web marketing. Ha curato numerosi progetti di successo nel Content Marketing e ha scritto il libro “Gestisci Blog, Social e SEO con il Content Marketing“, edito da Flaccovio Editore.