Digital Transformation Day 2018: perché non puoi perdertelo! #DTDItalia

    Valentina Pacitti

    apr 20, 201820 min di lettura
    Digital Transformation Day 2018: perché non puoi perdertelo! #DTDItalia

    Se lavori nel marketing digitale sai che quello che hai imparato ieri, domani sarà già superato. Lavorare in questo settore è estremamente dinamico e affascinante, certo, ma il rovescio della medaglia è che bisogna aggiornarsi con costanza ed essere pronti a mettere in discussione le proprie certezze.

    Per questo qui a SEMrush non ci limitiamo a offrirti i dati più precisi e affidabili, ma ti aiutiamo a capire il settore e il contesto in cui lavori. Webinar, maratone formative, talk-show, guest post dei più grandi esperti: ci impegniamo ogni giorno per fornirti tutte le informazioni di cui hai bisogno per svolgere il tuo lavoro nel modo più proficuo. Alcune attività sono più adatte a utenti principianti, altre a utenti esperti. E proprio a quest'ultimo segmento dedicheremo il nostro prossimo evento online: il Digital Transformation Day, una conferenza online gratuita che si terrà il 26 aprile e a cui parteciperanno alcuni dei più importanti esperti italiani di marketing online.

    Sicuramente vuoi saperne di più!

    Abbiamo riunito esperti di SEO, Analitica e Advertising per scoprire le tecniche più avanzate in questi campi. I nostri utenti ci hanno detto di aver bisogno di confrontarsi con gli esperti per comprendere le pratiche di marketing online più efficaci e noi abbiamo deciso di dar vita a una giornata di formazione avanzata per tutti quei professionisti che vogliono offrire un'esperienza cliente insuperabile, stare al passo con i competitor e ottenere il massimo beneficio dai loro sforzi. E come tutte le iniziative formative targate SEMrush, anche il Digital Transformation Day sarà gratuito e aperto a tutti.

    Il DTD sarà un'occasione unica per fare networking, conoscere case study significativi e discutere delle questioni più attuali con professionisti attivi sul campo.

    Vuoi sapere i nomi degli esperti italiani che parteciperanno alla conferenza online DTD ( #DTDItalia)?

    Eccoli: 

    • per la parte sulla SEO: Paolo Dello Vicario, Dario Ciracì, Emanuele Tolomei, Simone Righini e Claudio Fiorentino
    • per la parte sull'Analitica: Enrico Pavan, Marco Cilia, Alessandro Martin, Marco Quadrella e Filippo Trocca
    • per la parte sull'Advertising: Marco Biagiotti, Andrea Testa, Vitor Storch Junior, Chiara Storti e Luigi Sciolti

    Non pensare a DTD come a un evento di formazione tradizionale: abbiamo ideato un formato innovativo che terrà alta la tua attenzione durante tutta la durata della conferenza, senza momenti morti.

    Preparati a sessioni smart e dinamiche che sarà un piacere ascoltare!

    Le tre sezioni della conferenza online DTD si sviluppano ognuna in 2 sessioni avanzate di 20 minuti, seguite da una tavola rotonda della durata di mezzora a cui parteciperanno i relatori dei precedenti interventi insieme ad altri esperti della loro nicchia, ospiti d'eccezione dell'evento.

    Un'intera giornata con i più grandi professionisti del settore, approfondendo le tecniche più avanzate di SEO, Analitica e Advertising!

    Il Digital Tansformation Day inizierá alle 13:50

    Anticipazione esclusive sulle tematiche del Digital Transformation Day 2018

    Abbiamo chiesto agli esperti che parteciperanno al DTD di rispondere ad alcune domande sugli argomenti che ascolteremo il 26 aprile e il risultato sono consigli preziosissimi e indicazioni per migliorare fin da ora l'approccio alle tue strategie di web marketing.

    In questo modo avrai qualcosa su cui riflettere in attesa del Digital Transformation Day! ;)

    Allora non perdiamo altro tempo e scopriamo subito cosa ci hanno rivelato i nostri speaker su SEO, Analitica e Advertising.

    1. SEO

    Digital transformation day: seo check

    Paolo Dello Vicario, Fondatore & COO presso ByTek Marketing Srl, Digital & Search Marketing Consultant:

    Ogni attività è diversa dall'altra, però ecco i cinque SEO check che ritengo fondamentali:

    1. L'analisi delle ricerche degli utenti.
    2. Il confronto con i competitor - a livello di architettura informativa/contenuti/profilo di link.
    3. Il check degli alert della Search Console - indispensabile.
    4. (Se il business è locale) la rivendicazione della scheda GMB.
    5. Controllare che ogni pagina risponda a uno specifico intento di ricerca, identificato al punto 1.

    Claudio Fiorentino, SEO & Research Senior presso Mamadigital:

    Se ad oggi avessi solo cinque check da poter effettuare su un sito probabilmente verificherei:

    1. Che le risorse web più importanti del sito siano scansionabili in modo che possano essere indicizzate e poi posizionate.
    2. Che i metadati Title & Description siano valorizzati nel rispetto dei limiti di lunghezza e che siano ottimizzati (focus kw e CTA).
    3. Check presenza di contenuti duplicati (da rimuovere), scarni (da ampliare) o non ottimizzati (SEO copywriting).
    4. Distribuzione corretta dei link interni in modo da privilegiare le pagine di maggiore importanza (pagine di contatto o vendita).
    5. Profilo backlink a prova di Penguin.

    Dario Ciracì, Co-Fondatore di Web Marketing Agency, Esperto SEO e consulente di Web Marketing:

    1. Analisi della struttura (alberatura, linking interno, navigabilità, ecc.).

    2. Keyword targeting rispetto alle pagine e andamento traffico organico.

    3. Analisi pagine indicizzate.

    4. Check sulla velocità (peso pagine e immagini, script e css).

    5. Link profile.

    Simone Righini, Head of SEO and Analytics presso Mobyt, Growth Hacker:

    Oltre a quanto detto dai miei colleghi, sicuramente:

    1. Il profilo dei link sia interno che esterno.
    2. Il livello di indicizzazione/posizionamento (fatto 100 le url in indice, quante sono realmente posizionate?).
    3. L'ottimizzazione di title e contenuti in funzione delle necessità degli utenti.

    Digital transformation day: fattori di ranking sopravvalutati nel 2018

    Emanuele Tolomei, Imprenditore e consulente digitale:

    HTTPS. A parte il fatto di contribuire ai requisiti minimi da un punto di vista tecnico, vedi localizzazione via browser o pagamenti Paypal solo per fare 2 esempi, non ha portato alcun vantaggio a chi lo ha integrato a scopo preventivo. Anzi, ho registrato centinaia di segnalazioni di siti che dopo l'implementazione hanno perso traffico, quindi al momento HTTPS è bocciato.

    Dario Ciracì:

    In genere quelli inerenti al cosiddetto SEO Copy e che, in realtà, sono sopravvalutati da diversi anni: ripetizioni della keyword, grassetti, ecc. Google è in grado di posizionare una pagina anche se una keyword non è mai presente in un testo. Credo poi ultimamente siano tornate in auge strambe teorie sulla semantica dei testi. Onestamente però non ne trovo alcuna rilevanza comprovata.

    Simone Righini:

    Considero sopravvalutato come fattore di ranking la correlazione con le performance social/Facebook. Una cosa che mi era sempre sembrata piuttosto strana, e che finalmente si sta dimostrando infondata. 

    DTD Italia: come ottenere più traffico

    Paolo Dello Vicario:

    Di modi ce ne sono molti! Innanzitutto si può lavorare sullo snippet a vari livelli (titolo, descrizione, dati aggiuntivi grazie a Schema.org). Poi si possono coprire altre query di ricerca per esempio: il concetto 1 pagina = 1 keyword è fortunatamente superato da molto e si può lavorare con una singola pagina per più keyword con intenti simili. Inoltre si può lavorare in modo tale da ottenere risultati in altre posizioni della ricerca: risultati AMP, risultati di Google News, risultati video, risultati immagini, etc. E poi lavorare a livello di sito per aumentare la retention e capitalizzare il traffico, ricordandosi che portare traffico (qualificato) sul sito è solo il primo step.

    Dario Ciracì:

    Una pagina può essere nella prima posizione magari non per la keyword che ha un volume di ricerca più alto. Possiamo quindi lavorare per ottimizzare al meglio la nostra pagina per keyword più volumetriche o keyword correlate a quella principale espandendo gli intenti di ricerca degli utenti.

    La pagina inoltre può attingere ad ulteriore traffico da altri canali: social, display adv, affiliation, ecc.

    Emanuele Tolomei:

    Se sei primo e vuoi più traffico, restando in SERP non hai altre possibilità che AdWords, AdWords Express, GoogleMyBusiness, Google Shopping. Ma va sempre valutata anche una strategia alternativa come marketplace (Amazon, Etsy), oppure Social. Se vendi prodotti pensa anche a spingere la vetrina di Facebook e la nuova opzione di Instagram, che daranno la possibilità di acquistare direttamente in piattaforma senza passare per e-commerce su siti personali.

    Digital transformation day: gestire commenti negativi

    Dario Ciracì:

    Possiamo intendere come commenti negativi quelli lasciati dai clienti all'interno delle mappe Google My Business, ma anche quelli di notizie che impattano sulla reputazione di una persona o azienda.

    Entrambe le casistiche sono abbastanza critiche e richiedono un attento studio delle strategie risolutive da implementare, in quanto la gestione di queste attività è molto delicata. Sicuramente un impatto sul posizionamento c'è. Uno dei fattori di ranking delle mappe Google My Business è, infatti, non soltanto il numero di recensioni, ma anche la loro "qualità". La loro gestione passa prima dall'analisi delle motivazioni che hanno spinto diversi utenti a lasciare feedback negativi. Se il problema è nell'offline, vanno prima risolti lì.

    Simone Righini:

    Al momento i commenti potrebbero essere un ottimo bilanciamento per comprendere la qualità dei link in entrata, purtroppo solo un certo tipo di attività ricevono commenti per cui non penso ci sarà mai una correlazione diretta tra commenti e posizionamento, anche se in alcuni settori potrebbe essere importantissimo (ad esempio tutto ciò che è correlabile alle ricerche local). 

    Emanuele Tolomei:

    Personalmente a livello di posizionamento non ho riscontrato danni a causa di commenti negativi. Un buon modo per gestirli è rispondere a tutti e cercare di utilizzarli per migliorare il prodotto/servizio. Contattare direttamente il commentatore, cercando di rimediare, per fargli cambiare idea sulla nostra azienda.

    Claudio Fiorentino:

    I commenti negativi spesso possono essere un'opportunità per le aziende al fine di migliorare i propri prodotti o servizi, in quanto questi riportano informazioni puntuali, seppur nel loro aspetto negativo. Non ho evidenza di impatti SEO legati ai posizionamenti, ma sicuramente sarà opportuno replicare al commento cercando di risolvere l'inconveniente. Una non risposta è come un'ammissione di colpa.

    Digital transformation day: metriche

    Claudio Fiorentino:

    Ad oggi vedo ancora che c'è difficoltà nel far passare il concetto che non serve intercettare traffico organico fine a se stesso ma traffico organico in target con i prodotti/servizi del sito affinché vi sia un tasso di conversione maggiore. Nel caso in cui si debba operare su quest'ultimo occorrerà fare un'analisi di CRO attraverso l'utilizzo anche di strumenti atti a tali tipi di analisi.

    Simone Righini:

    Per quanto mi riguarda la metrica fondamentale resta sempre la keyword d'ingresso, come ce la presenta Google su Search Console. Consiglierei di raggrupparle per settori tematici e in funzione di questi raggruppamenti andare a comprendere se si è soddisfatti della qualità del traffico in ingresso, oppure se è necessario puntare su parole differenti. 

    Paolo Dello Vicario:

    Direi sulle KPI che si utilizzano per la valutazione del traffico in generale. Quindi qualcosa di direttamente collegato all'obiettivo di business: ricavi generati dal traffico organico (e qui si apre un bel problema sui modelli di attribuzione), conversioni generate dall'organico, LTV medio degli utenti che arrivano da motori di ricerca.

    2. Analytics

    Digital transformation day - Analytics: tips

    Filippo Trocca, Customer experience director e Head of digital intelligence presso 3rd Place:

    Presentare i dati è un'arte, non è un'attività semplice, consiglio di pianificare esattamente quali dati volete presentare e mentre lo fate pensate quale sarà il target che riceverà tali dati: l'amministratore delegato di un'azienda, il marketing manager ed il merchandising manager vogliono vedere le stesse KPI perché le KPi misurano le performance aziendali, ma vorranno un livello di dettaglio diverso e probabilmente in un ordine di priorità diverso. L'amministratore delegato vorrà vedere prima di tutto l'andamento generale dell'azienda, il marketing manager le performance di ogni campagna di marketing, il merchandising manager il margine medio delle diverse categorie di prodotto.

    Marco Quadrella, COO Area Consulenze presso Search On Media Group:

    Non credo di avere tips particolarmente significativi. Se posso dare un punto di vista, credo che la presentazione debba essere frutto del dialogo: ho un interlocutore che ha bisogno di vedere il numero, di interpretare la tabella o preferisce leggere un grafico degli andamenti? Ha bisogno di commento o di trovare i suoi KPI nella maniera più leggera possibile? C'è necessità di spezzare il report in più fogli/aree per soddisfare le esigenze (dirette o indirette) di più attori? Cerchiamo, insomma, di avere feedback quanto più possibile reali sull'utilizzo delle nostre dashboard.

    Alessandro Martin, Head of CRO presso Pro Web Consulting, Conversion Optimization Consultant:

    Per quanto mi riguarda:

    1. I dati devono raccontare una storia e non essere una mera descrizione di un fenomeno. Se non raccontano una storia non sono utili a prendere decisioni.
    2. Come dice Edward Tufte bisogna cercare sempre di massimizzare la data-ink ratio, ovvero il rapporto fra la quantità di inchiostro (o di pixel) usati e la quantità di dati mostrati. In altre parole, quando si parla di dati vanno bandite le decorazioni e qualunque cosa non aiuti a capire di più il contenuto dei dati presentati.

    Marco Cilia, Head of Data presso Ragooo:

    Io cerco sempre di dare un contesto ai dati che presento, ovvero cerco di avere alcune zone fisse con dati generali​ che servano sempre di riferimento alle analisi che si possono fare. Altrimenti si rischia di focalizzarsi per ore su un trend che magari riguarda il 2% del totale del traffico :)

    Altro elemento da non sottovalutare è la coerenza dei colori nei grafici, soprattutto quando è possibile fare drilldown e segmentazioni. Se ho una torta in cui UK è il paese con il maggior conversion rate totale ed è giallo, magari applico un segmento per il solo traffico organico e il primo paese diventa la Germania con UK al secondo. La Germania non dovrebbe diventare gialla solo perché è il primo elemento, si fa fatica a seguire il flusso di lettura...

    Digital transformation day: cambridge analytica conseguenze

    Enrico Pavan, Digital Analyst & Conversion Rate Optimization Expert e Co-Founder & President presso Analytics Boosters Srl:

    Sicuramente il corretto trattamento dei dati è una conditio sine qua non di ogni progetto di marketing, digitale o meno. Informare i clienti su quali dati lasciano e come verranno utilizzati è un punto essenziale ormai imprescindibile, anche perché il 25/5 è ormai alle porte (GDPR).

    Filippo Trocca:

    Purtroppo si sta facendo un atto di terrorismo verso i dati digitali. In un evento ho sentito la frase: Facebook utilizza dati più sensibili di quelli contenuti all'interno di una piattaforma ecommerce. Come se avere indirizzo, numero di telefono, abitudini di acquisto e dati della carta di credito sia meno rischioso che sapere quali pagine di Facebook piacciono.

    Si sta utilizzando un singolo evento per cercare di ottenere il massimo vantaggio per qualcuno, facendo credere che la profilazione degli utenti sia il male perché lede la privacy, ma la profilazione esiste da quando esiste il marketing. Ci sono attività che ledono la privacy degli utenti completamente legali. Purtroppo il polverone alzato genererà discussioni più complicate con i team legali dei clienti e porterà a rallentare alcuni progetti, se non a bloccarli. Poi passerà l'allarme e si vedrà come gestire il tutto. 

    Marco Cilia:

    il trattamento dei dati personali è sempre stato​ scottante, il fatto che qualcuno ne abbia ampiamente abusato per fini secondari non è nemmeno una novità: la novità è semmai la scala che ha avuto questo affare e il fatto che coinvolge una piattaforma sul quale "vive" quasi 1/3 della popolazione terrestre ed inoltre una delle maggiori piattaforme pubblicitarie mondiali. Non mi sembra di aver visto grossi movimenti nei budget pubblicitari dopo la faccenda Cambridge, e non mi sembra nemmeno di aver visto svuotarsi Facebook perché le persone pensano che i propri dati non siano al sicuro. Semplicemente è troppo presto per accorgersi di qualcosa, ci vorrà ancora del tempo.

    Alessandro Martin:

    Io penso che dopo il clamore di queste ultime settimane la cosa si sgonfierà, purtroppo. Ci vorrebbero decine di scandali come questi per far arrivare alla gente comune la percezione che nessun servizio è davvero gratuito e che ogni volta che accediamo a Facebook stiamo pagando con i nostri dati.

    DTD, domande agli esperti: kpi campagne marketing

    Filippo Trocca:

    La scelta delle KPI... abbiamo una giornata di tempo per disquisire sulla cosa? La mia risposta aprirà discussioni. Un'azienda sul mercato e concentrata sull'acquisition dovrebbe organizzarsi in questo modo:

    • 3 metriche di performance di business – ad esempio, conversion rate, numero di transazioni/conversioni, revenue, CPA;
    • 1 o 2 metriche di qualità – frequenza di rimbalzo, tempo sul sito, ecc.

    Tali metriche dovrebbero essere segmentate per fonte di traffico. In questo modo posso controllare se sto raggiungendo gli obiettivi e se sto generando traffico di qualità: le KPI, essendo KEY, non possono essere più di 10, meglio se sono attorno a 5, di più state facendo un report e non la presentazione delle KPI aziendali.

    Marco Cilia:

    ​Il modello ABC di Google Analytics (Acquisition, Behavior, Conversion) è un ottimo framework da cui partire per pensare ai KPI da mostrare per una campagna: è sempre bene partire con dati di piattaforma, o preclick, come impressions, delivery, clic, open rate, ecc e poi passare al traffico (sessioni, utenti, ecc). Dati di comportamento per dare un indice della qualità (tasso di rimbalzo, tempo medio, pagine per visita​, pageviews) e infine transazioni, conversioni o dati di funnel. Se e quando possibile è bene affiancare anche dati di conversione indiretta, se il cliente è pronto ad affrontare l'argomento.

    Marco Quadrella:

    Questa domanda è davvero molto complessa. I tempi del progetto, le condizioni di partenza, la tipologia di azienda, gli stakeholder impattano in maniera determinante sulla scelta dei KPI. Per avere un'idea ripartirei dai framework AARRR, AIDA, o see-think-do e proverei a vedere esempi di implementazioni in contesti simili a quello che mi interessa.

    Alessandro Martin:

    Non c'è un KPI buono per ogni campagna, ogni iniziativa di digital marketing ha obiettivi diversi e quindi KPI diversi. Io lavoro nella conversion optimization dove il KPI che fa da padrone è appunto il conversion rate delle macro e micro conversioni.

    Futuro dell'Analytics: domande esperti DTD

    Enrico Pavan:

    Non distinguerei tra marketing digitale o tradizionale. Il futuro, anzi il presente, è l’integrazione tra i sistemi di analisi dei dati, integrando on line o offline. Sarà cura dell’analista scegliere gli strumenti e le metriche che possano mappare l’intera customer journey dell’utente e aumentare di conseguenza le performance del progetto.

    Marco Quadrella:

    Credo che il futuro della web analytics sia fondersi a sempre più alto livello nella business analytics: maggiore integrazione con i vari processi, maggiore capacità di interpretare e prevedere. Parallelamente a questo passaggio, marketing digitale e tradizionale aumenteranno la loro reciproca dipendenza e saranno sempre maggiori le occasioni di fusione.

    Marco Cilia:

    Omnichannel è il futuro, e la nostra sfida è quella di trovare un modo sensato e fattibile per tracciare questa omnicanalità dell'utente in modo facile, senza essere invasivi​ o ledere la sua privacy. Quindi sì, anche solo pensare a cosa sarà teoricamente possibile fare apre scenari interessanti che poco hanno a che fare con le vanity metrics; serve concretezza, e serve sicuramente una buona parte di digitale per rendere tutto questo possibile.

    Alessandro Martin:

    Quella tra offline e online è una distinzione che ormai non ha più senso: non ci sono più un marketing digitale e un marketing tradizionale perché ormai tutto è digitale! La raccolta, integrazione e analisi dai dati avrà per questo un ruolo sempre più centrale. In particolare mi aspetto che con gli avanzamenti nel campo dell'intelligenza artificiale saranno sempre più comuni algoritmi in grado di estrarre automaticamente insight più sofisticati di quello che succede ora.

    3. Advertising

    Digital transformation day: cause fallimento campagna PPC

    Luigi Sciolti, Socio-Fondatore e Responsabile Web Marketing presso Up Vision S.r.l., Google Adwords Specialist:

    Faccio un rapido elenco di quali sono, secondo la mia esperienza, le cause principali del fallimento delle campagne Adwords:

    • Monitoraggio degli obiettivi quasi sempre incompleto, errato e spesso assente.

    • Struttura dell’account che rende difficile l’ottimizzazione e l'individuazione degli sprechi.

    • Comunicazione poco efficace (degli annunci e delle pagine di destinazione).

    • Interventi di ottimizzazione eseguiti in funzione di metriche sbagliate.

    • Pensare di poter fare meglio degli automatismi evitando di utilizzare strategie di offerta automatiche.

    Ma probabilmente la causa principale è proprio l’assenza di una strategia :)

    Vitor Storch Junior, Head Of Operations presso BePrime:

    Una campagna PPC può fallire per mancanza di definizione dei kpi, confusione nella struttura dell’account, impostazioni sbagliate dei tracciamenti e interpretazioni sbagliate dei dati. E per ultimo, ma ugualmente importante, la pagina d’atterraggio.

    Per il primo punto, che sia lead generation o commerce, per me alla base di tutto è capire subito il ritorno che il cliente si aspetta. Quindi la prima cosa che chiedo è: costo per conversione se campagne di lead generation, e valore conversione/costo per e-commerce. 

    Per il secondo punto è il focus. Alla domanda Cosa si vuole promuovere, la maggior parte risponde: “tutto”. Ciao implica una dispersione di budget su tanti prodotti/servizi, che rende difficile la raccolta di dati necessari a fare delle valutazioni, oltre che maggior difficoltà di rendere sostenibile il progetto, in quanto più cose promuovi all’inizio, più complesso e più tempo ci devi mettere. Sono sempre dell’idea che nella struttura di un account si debba partire con poche cose, e nel tempo costruire l’account in base ai dati che si raccolgono.

    Per il terzo punto, la maggior parte delle persone ignora la corretta impostazione degli obiettivi: spesso vengono gettati male, e ciò porta a fare valutazioni sbagliate o a non farne proprio.

    Per il quarto punto, è questione soprattutto di buonsenso. I dati devono essere interpretati e valutati nel loro insieme… Purtroppo la maggior parte delle persone guarda un dato fine a se stesso, senza rapportarlo con altre informazioni.

    Per il quinto punto, è FONDAMENTALE che la pagina di atterraggio sia ben pensata e strutturata per portare il visitatore a compiere le azioni che ci interessano. Vedo molti account che falliscono per il semplice fatto che le pagine sono veramente difficili da capire per un visitatore. 

    Ci sono sicuramente una serie poi di fattori tecnici: valuto sempre il comportamento degli utenti per device, valuto sempre la performance sui diversi match type, mi accerto sempre se le campagne/gruppi di annuncio/keyword performanti abbiano tutto il budget necessario…

    Andrea Testa, CEO & Founder presso Blubit Srl:

    Scherzosamente dico sempre di non fare i fenomeni. Analizzare i dati campagna per campagna, come se si lavorasse per la prima volta su AdWords. Chiaro che un pizzico di esperienza aiuta, ma soprattutto a scovare eventuali inesattezze nella configurazione. Oggi AdWords è uno strumento quasi infallibile... se non gira è per cocciutaggine nostra... inutile dare la colpa a fattori esterni come le landing. Siamo comunque noi consulenti, che dobbiamo puntare il dito su queste ottimizzazioni.

    Chiara Storti, Web Marketing Specialist presso Cslab chiarastorti.it:

    Talvolta subentrano problemi quando non vengono messe in atto le varie attività previste nella strategia o quando viene limitato il budget rispetto a quanto stimato. In altre occasioni il fallimento o il mancato raggiungimento di quanto previsto può dipendere da fluttuazioni impreviste di mercato.

    In fondo, se la strategia è ben strutturata e basata su analisi complete ed esauriente, non si incontrano fallimenti veri e propri, ma eventuali condizioni mutevoli che devono far mutare la strategia: il mercato è in evoluzione costante, così come gli strumenti, quindi la strategia stessa deve poter essere flessibile per adattarsi e raggiungere sempre il massimo.

    DTD: Adwords audit

    Marco Biagiotti, CEO presso Telemaco Srl, Top Contributor di Google AdWords:

    ​Prima di arrivare a valutazioni di efficacia, efficienza e copertura degli account AdWords il primo elemento da analizzare è la struttura dell'account: la modalità con le quali si creano campagne, gruppi di annunci e landing page è fondamentale e troppo spesso viene trascurata.

    Luigi Sciolti:

    Direi prima di tutto all’interpretazione dei dati: i numeri vanno sempre interpretati. Anche lo strumento più analitico e preciso non potrà mai conoscere la strategia marketing che stai portando avanti, i tuoi obiettivi sul lungo termine o il modello di business del tuo cliente. Bisogna sempre prestare attenzione poi a non essere ossessionati dalle revisioni: per poter fare un’analisi realistica abbiamo bisogno di tempo. Correzioni repentine portate dalla fretta o dalla paura delle “aree rosse” che ci segnala il nostro tool di ottimizzazione, ad esempio, possono portare a errori di valutazione e a squilibri su AdWords. Occorrono calma e tempo. Se sei a dieta e devi perdere 20 chili non credo sia una buona idea pesarti ogni giorno...

    Chiara Storti:

    Bisogna prestare attenzione a tutto, prima di tutto! Il metodo e non dimenticare nessun elemento chiave è fondamentale. Dobbiamo verificare le conversioni, se vengono tracciate e come vengono tracciate, verificando anche il corretto tracciamento dal pannello Analytics, nel caso in cui siano importate. Dobbiamo verificare la struttura dell'account, con campagne e gruppi di annunci, verificando che sia coerente con gli obiettivi prefissati e ben segmentati; i settaggi delle singole campagne, con target geografico e per lingua, budget, scadenze, ecc. Entrando nello specifico controlleremo i gruppi di annunci, con le keyword o gli interessi o gli argomenti o gli elenchi, gli annunci e le estensioni.

    E non fermiamoci al pannello di Google AdWords, guardiamo anche le landing page.

    Andrea Testa:

    Quando si fa un AdWords audit è importante ancora prima far capire i tempi. Creare un crono-programma adeguato e spiegare dettagliatamente ogni azione a cosa porta. L'audit va fatta sul cliente, ancor prima che su AdWords.

    Digital transformation day: come ottimizzare campagna ppc locale

    Marco Biagiotti:

    Collegare l'account Google My Business ad AdWords, impostare correttamente il targeting di località (scegliendo località in modo più granulare possibile per poter gestire in un secondo momento gli aggiustamenti di offerta), configurare le estensioni di località e scrivere annunci che siano fortemente "localizzati"; a seguire la scelta delle parole chiave, attività non sempre facile, dal momento che i dati statistici, soprattutto in Italia, non sono così "succosi". 

    Vitor Storch Junior:

    Impostazione geografica, e nel caso le keyword lo permettano, partire con quelle più specifiche possibili. 

    Luigi Sciolti:

    Per esperienza consiglio sempre di creare e integrare il Google My Business alle campagne AdWords per trarre il massimo vantaggio da questa sinergia. Poi, attenzione alle impostazioni di località avanzate: vanno tenute in assoluta considerazione per evitare clic da parte di utenti indesiderati, che magari si trovano a Cuneo quando la nostra attività è ad Agrigento. Anche in questo caso, dipende sempre dal tipo di business. Quello che voglio dire è: non sottovalutatele. Per campagne regionali poi, consiglio sempre di segmentare le località in base alle singole province, in modo da poter avere un quadro più preciso su dove la nostra campagna performa meglio. A volte possono esserci differenze sorprendenti. Normalmente poi, è buona regola creare due campagne distinte: una con parole chiave che comprendano i nomi delle località dove insiste la nostra campagna e un’altra senza. I business locali risentono parecchio dei modi di pensare del territorio: essere di quel territorio rappresenta una marcia in più, soprattutto a livello di comunicazione.

    Digital transformation day: trend per il 2018 nel settore PPC

    Andrea Testa:

    Impazzire perché il machine learning "distruggerà" i piccoli inserzionisti. Quindi lavoro, lavoro, lavoro... anche dove prima si faticava poco e si otteneva il massimo. Oggi, trovato il giusto modello di attribuzione, se l'inserzionista ha poco budget, non deve avere fretta. Fretta = impazzire.

    Chiara Storti:

    Gli annunci su mobile sono in evoluzione e si evolveranno ancora. Anche la ricerca vocale impatta sulle tendenze di ricerca e quindi sulla scelta e la gestione delle keyword nelle campagne su rete di ricerca, e non va sottovalutata. Il cross device è un altro punto chiave, già da un po', e ancora in auge: navighiamo sempre più spesso con più di un dispositivo e rendiamo discretamente complessi i percorsi alla conversione, anche per canale. Parlando di AdWords, è interessante l'evoluzione delle "opportunità", sempre da verificare una a una e non accettare ed applicare a priori fidandosi ciecamente del sistema! 

    Marco Biagiotti:

    ​I sistemi di machine learning dei grandi player del PPC (Google e Facebook in particolare) sono sempre più sofisticati e le risorse da dedicare alla gestione delle campagne tende a diminuire, per cui il vero "campo di gioco" si sta spostando sulle pagine di destinazione, sulla user experience, sulla qualità della comunicazione e sull'ottimizzazione della capacità di conversione dei siti.​

    Luigi Sciolti:

    Per quanto riguarda i trend del settore per il 2018 mi sono già espresso su quest’argomento proprio in un’intervista sul blog di SEMush, metabolizzando la fantastica esperienza del Google Partner Summit 2017 tenutosi a New York. Prima di tutto, la parola d’ordine resterà “segmentazione”: in un settore nel quale sempre più competitor si tuffano nel mare magnum del web marketing, facendo lievitare i costi, è fondamentale analizzare nel dettaglio le abitudini e le preferenze di fette sempre più ristrette di pubblico. Risulterà sempre più proficuo (tradotto: risparmiare denaro) parlare ad utenti sempre più specifici. Purtroppo mi rendo conto che molto spesso, invece, ancora oggi, si spara nel mucchio. Credo poi che l’integrazione fra vari tipi di device coi quali gli utenti si connettono, ma soprattutto fra online e offline, sarà sempre più preponderante. Un tempo internet rappresentava l’acquario nel quale tuffarsi in un mondo sommerso, premendo il tasto off della realtà. Ricordate gli anni ‘90 ma anche i primi anni del 2000? Oggi internet è la realtà. Guida i nostri comportamenti offline e viene vissuta come strumento “nella” realtà. L’intelligenza artificiale potenzierà questo trend in modo incredibile, prevedendo i comportamenti degli utenti attraverso l’apprendimento e rappresentando un vero e proprio “assistente alla vita” di tutti noi. Mi rendo conto di quanto queste parole possano suonare inquietanti da un certo punto di vista, ma credimi, non lo sono né più né meno di quanto le odierne funzionalità dei nostri dispositivi avrebbero suonato alle orecchie di una persona degli anni ‘90.

    Quanti spunti interessanti, vero?

    Partecipa il 26 aprile 2018, online, al Digital Transformation Day e ne scoprirai molti altri!

    La conferenza è aperta a tutti e, ovviamente, è gratuita.

    Che fai, ti unisci a noi?

    Se hai qualche domanda o qualcosa non ti è chiaro scrivicelo qui sotto nei commenti. Ti aspettiamo il 26 aprile 2018 per vivere insieme una giornata di formazione unica!

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    Esperta di digital marketing e contenuti, blog editor di Semrush Italia. Aiuto piccole e grandi aziende a creare le migliori strategie di contenuti per raggiungere il loro pubblico ideale. Con l‘obiettivo di fare la differenza.