Nome dominio: tutte le valutazioni da fare prima di sceglierlo
La scelta di un nome a dominio è uno dei passi fondamentali alla base della vita di un sito web. Specifico “sito web”: un prodotto durevole nel tempo che mira a diventare un importante strumento informativo. Tagliamo subito la testa al toro: non sto parlando di domini a scopo di attività temporanee, attività di lead-generation in senso stretto e attività di SEO “spinte”. Vediamo i 4 elementi fondamentali da tenere in considerazione prima di acquistare un dominio su cui sviluppare la propria attività.
1. Brand Awareness
Prima di qualsiasi altra considerazione, la scelta del dominio deve basarsi sulle linee guida del brand (non è detto che ci siano sempre). Ma ti dico di più: oggi, ma ormai da un po’ di anni, non solo il dominio è legato al marchio, ma la scelta del marchio stesso - di logica preventiva - spesso può dipendere dalla disponibilità del dominio.
Chi tratta le tematiche di rafforzamento dell’immagine aziendale sa quanto sia importante avere un nome:
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corto;
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facile da ricordare;
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unico;
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tematizzato.
Less is more, sì lo so è inflazionata, ma mai come in questo contesto l’uso di un nome corto aiuta: si risparmia spazio negli “angoli” promozionali, si aiuta la memorizzazione, si evitano gli errori ortografici (anche se oggi Google aiuta molto).
La memorizzazione è importante: ragionando in regime di multicanalità il messaggio di un marchio potrebbe passare ovunque, è fondamentale che la nostra main keyword non esca dalla testa delle persone, che devono arrivare davanti alla tastiera senza dubbi su cosa digitare (ho parlato di qualcosa di simile in questo mio post, l’hai già letto?).
Se poi siamo stati così bravi da fare ricordare il brand, sarà fondamentale che cercandolo su Google i suoi snippet dominino la SERP nel modo più assoluto: AdWords, Organico, Knowledge Box (istituzionale o geografico), profili social, ...
Arriva in omaggio il terzo punto: “Unico”. Il posizionamento per la chiave di brand è spesso definito “facile” dal mondo SEO, ma come la mettiamo con la concorrenza? La facilità di avere il miglior rank per il proprio nome dipende da quanto quel nome è “inflazionato”. Il povero “Mario Rossi” non avrà vita facile a posizionarsi, così come potrebbero esserci difficoltà con Casadei: la nota orchestra, il personaggio famoso o il lussuoso marchio di scarpe?
"Tematizzato" è la parte più difficile quando si sceglie un nome. Voglio rispondere con un banale esempio: ero adun importante evento e sono passato davanti ad uno stand almeno 4 volte skippandolo di brutto. Motivo? Il nome “molto parlante” e il colore mi ricordavano un determinato prodotto per cui non avevo il minimo interesse. Solo dopo la segnalazione di un amico, mi sono recato allo stand, perché in realtà trattava un tool a cui ero molto interessato. Non ho resistito a dirglielo, sono fatto così, e la risposta è stata: Sì... prima facevamo quello. Arghhh!
2. SEO
Era il 28 settembre 2012 quando Matt Cutts scriveva così:
New exact-match domain (EMD) algo affects 0.6% of English-US queries to a noticeable degree. Unrelated to Panda/Penguin.
— Matt Cutts (@mattcutts) September 28, 2012
Chi sono io per aggiungere altro? Ma soprattutto chi è lui oggi? Ah si... un consulente NSA! Torniamo seri: per anni Google ha demonizzato l’uso del dominio Exact Match Domain, cercando di dissuadere dal fatto che fosse un potentissimo fattore di rank.
Voglio però uscire da questo tunnel (con Google è sempre un buio tunnel perché le risposte chiare non le ha nessuno) e fare una considerazione diversa. Un dominio corrispondente alla main keyword è utile principalmente per tre motivi:
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Massima tematizzazione.
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Possibilità di spingere un po’ di più sulle ancore (la leggenda narra che Google consenta una densità di ancore più elevata se la keyword è quella di dominio).
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Se ti linkano usando il dominio come ancora, dentro c’è la main keyword.
Voglio però lanciarti una provocazione: meglio il dominio EMD sul tuo nome brand o il dominio EMD focalizzato sultuo “prodotto principale”? Ovvero meglio:
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merlinox.com;
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nonsofareseo.it.
Risposte nei commenti: ci conto!
3. Storia
Spesso capita di acquistare un dominio disponibile e inebriarsi di averlo trovato tale, specie se si trova qualcosa di molto vicino alla keyword principale. Ma ti sei posto la domanda: è vergine? Partiamo da qualche assunto (meta filosofico):
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Google non dimentica niente.
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Google memorizza le informazioni in nodi e relazioni.
Probabilmente sei già arrivato alla conclusione: bisogna verificare se quel dominio è mai stato usato prima e se sì come. Durante il mio corso SEO in WMRA solitamente faccio un esempio che i ragazzi non dimenticano:
Se dovessi vendere oggettistica religiosa, compreresti un dominio che prima era di un sexy shop? ;)
Per fare le verifiche puoi usare:
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http://www.archive.org/ Il grande archivio mondiale dei siti, probabilmente il più grande al mondo, dopo quello (nascosto) di Google. È sufficiente digitare il nome del dominio e vedere le vecchie versioni.
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https://it.semrush.com (o similari) Anche SEMrush è un’ottimo strumento per valutare se quel sito aveva un cuore pulsante. L’unico limite è che i dati iniziano da Gennaio 2012.
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https://ahrefs.com - https://it.majestic.com (o similari) Il web è fatto di link e probabilmente se su quel dominio c’era qualche forma di vita degna d’essere chiamata tale, qualche link in giro per la netosfera ancora c’è. Sono segnali, ma potrebbero spingerci ad analisi più approfondite.
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Ricerchina su Google? Magari il garbage collector non è ancora passato e qualcosa si trova. La query da usare potrebbe essere:
dominio.ext -site:dominio.ext
Cosa valutare principalmente? Il contesto del sito precedente e se ci sono stati crolli improvvisi di traffico organico (penalty). Nel primo caso se il contesto è molto differente, dobbiamo mettere in preventivo che sarà necessario spiegare a Google i cambiamenti, perché deve ricreare la rete dei nodi e relazioni. Nel secondo, teoricamente (su le mani chi si fida), Google dice che una volta decaduto un dominio le penalty decadono. Ma… vediamo i backlink.
4. Backlink
Ho già parlato dei backlink, come strumento per capire se esisteva qualcosa in quel dominio ora libero. Ma diventano un punto d’analisi fondamentale per capire se dietro al tendone troviamo la Pandora o possiamo continuare con il nostro investimento.
Mi spiego meglio esemplificando: appena accendi un nuovo dominio, automaticamente stai portando la sua homepage (/) da status code ERR_NAME_NOT_RESOLVED a status code OK (200). Questo significa che la tua pagina è nuovamente crawlable ma soprattutto che la tua pagina è pronta a ricevere del page rank.
Se là fuori sono presenti dei backlink verso la homepage del dominio, prima o poi i crawler dei motori di ricerca inizieranno a valorizzare la relazione (sì, il link è una relazione quantificata e qualificata). Potrebbe essere un bene (è difatti una delle tecniche più semplici di black hat, tutt’oggi purtroppo molto funzionante finché Gualcuno dorme) o potrebbe essere molto pericoloso: pensa che bella sorpresa accendere il tuo nuovo sito di oggettistica religiosa e ricevere subito qualche centinaio di backlink da siti xxx con ancore ($% #@!).
Quindi attenzione:
Verificare sempre se il dominio su cui devi fondare una casa (non giocare ai SEO furbetti) sta dormendo sogni tranquilli e se il risveglio non sia una evocazione.
Ma se il dominio è occupato?
Le alternative che posso proporti non sono molte:
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Se lo si vuole a tutti i costi bisogna passare alla contrattazione con l’attuale titolare. Rinnovo l’invito a valutare tutti i pro e i contro.
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Nel caso in cui il dominio sia già occupato, ma è in domain parking, si valuta l’ammontare del costo e se può rientrare nei budget strategici.
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Nel caso in cui si volesse provare a cambiare si può valutare un’estensione diversa. Eviterei di imboscarmi in estensioni fantasiose, sono un vecchio tradizionalista. Eventualmente si può valutare l’uso del trattino (-), che però rende più difficile la memorizzazione e più facili gli errori, oppure una chiave più estesa. Magari puoi provare a cercare qualche idea di estensione della tua parola chiave con SuggestMrx .
Piccoli Consigli sulla scelta del dominio
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L’uso delle nuove estensioni di dominio, può essere considerato un vezzo dagli addetti ai lavori, ma devi sempre ragionare in termini di target.
I buoni domini geografici (.it) e internazionali (.com, .net, .org) sono sempre la scelta migliore.
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Alcuni domini brevi che fanno tanto son-figo-son-bello non sono nuove estensioni di dominio, ma sono GeoTLD, ovvero domini geografici. Niente di grave nell’usarli, ma voglio ricordarti che Google Search Console non ti permetterà più di avere quel minimo bonus geografico o internazionale. Infatti queste estensioni agli occhi di Google sono comunque legate alla zona geografica di appartenenza e sbilanciate per quella zona. Ad esempio l’estensione .me ti sbilancia per il Montenegro, .to per le isole Tonga, .ao è Angola (non è romano!). La lista completa qui: https://en.wikipedia.org/wiki/List_of_Internet_top-level_domains
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Se nel dominio hai due lettere uguali, scegli il formato che ti piace di più, ma prendi entrambi i domini, configurando nel secondario un redirect: eviti che qualcuno te lo prenda e ti assicuri ai mispelling. Es: TortaAmara.ext e TortAmara.ext
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Scegli l’uso del trattino (-) o dell’underscore (_) solo se strettamente necessario o per motivi di brand protection.
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Investi nell’acquisto di più domini e più estensioni: ho vissuto una storia molto triste di un importante ecommerce italiano, a causa di una banda di delinquenti che hanno comprato il dominio con il nome brand dell’esercente ma con un’altra estensione: c’han messo su un fake shop e hanno iniziato a truffare la gente, coperti dall’egida di marchi di garanzia… #StoriaTriste
Che dire: ho finito le idee e le parole, ma mi rendo disponibile a qualsiasi domanda e chiarimento.
Grazie per essere arrivato fino a qui!