Si fa presto a dire SEO Copywriting, come se bastasse un non meglio precisato stile di scrittura a posizionare i contenuti sui motori di ricerca. Se pensiamo a un sito Web o a un blog, ogni pagina, ogni post rappresenta una storia a sé, fatta di tante micro-azioni e controlli da ripetere ogni volta che si sta per “mettere online” un contenuto inedito.
Sfido chiunque a sostenere di non essersi mai dimenticato uno di questi passaggi o best practice. Siccome capita a tutti, anche ai più esperti, ho compilato un’apposita checklist: né più né meno di un insieme di elementi da controllare per essere sicuri di avere sotto mano un contenuto che rispetta le regole formali necessarie a far sì che venga “letto” dal motore di ricerca in modo corretto. In altre parole, un contenuto che metta il motore di ricerca in condizione di “assorbire” più possibile le informazioni e valorizzarle, cioè collocarle nelle SERP che ci interessano
Prima di scrivere: definisci l’obiettivo del contenuto
L’obiettivo di un contenuto, e in generale di una strategia di content marketing, è qualcosa di un po’ più ampio del concetto di call to action. Come ho avuto modo di dire mille volte, anche qui su SEMrush a proposito del mio manuale di scrittura, ogni testo è una relazione tra soggetti. Per questo motivo, prima ancora di scrivere bisogna aver chiaro che tipo di connessione si vuole costruire tra chi confeziona il testo (il blogger, l’azienda, l’agenzia ecc.) e il naturale destinatario di quest'ultimo. Questo significa andare oltre al semplice:
“Il mio sarà un testo che descrive le principali destinazioni turistiche della Toscana, pertanto il mio compito sarà fornire al lettore tutte le informazioni necessarie per progettare al meglio un’eventuale vacanza”.
Ok, su questo siamo d’accordo. Però, mi chiedo, quale tipo di emozione vogliamo suscitare in riferimento all’esperienza che stiamo proponendo e, per certi versi, “vendendo”? Vogliamo suscitare stupore? Creare curiosità? Vendere l’idea di Toscana come luogo ideale per fuggire dal caos cittadino? Oppure ancora, vendere l’idea di Toscana come luogo per il turismo enogastronomico a due passi da casa?
Questo è solo un esempio, e per giunta tra i più facili. Quello che conta è sapere che l’obiettivo di un contenuto ci aiuta a definire meglio la chiave di lettura di ciò che ci accingiamo a scrivere e, quindi, a rendere più facile il successivo processo di scrittura. Logicamente, l’obiettivo di un contenuto non può esistere senza altri elementi, quali ad esempio il destinatario o il messaggio.
Definire la Persona, il messaggio e la CTA del contenuto
Non abbiamo ancora preso in mano la penna o la tastiera. Abbiamo però un obiettivo chiaro, attorno al quale ci prepariamo a scrivere un articolo, una pagina Web o un post.
Bene, chi è il destinatario del contenuto che ci stiamo accingendo a scrivere?
Sulle Buyer Personas si è detto molto: forse non si è insistito troppo sull’importanza che ha la loro definizione all’interno del complessivo processo di comunicazione e di una strategia di web marketing. Di sicuro, la corretta definizione delle Personas migliora la SEO e proprio per questo motivo non può essere esclusa dalla checklist del perfetto SEO copywriter.
Secondo elemento: il messaggio. Molti siti o blog pubblicano una quantità esorbitante di contenuti Web, spesso a discapito della qualità. Ne è prova – tra le mille altre cose – il fatto che molti di noi, nel tempo, stanno assottigliando paurosamente le fonti salvate nel proprio Feed Reader. Ok, questo vuole essere un dato di fatto e non un giudizio.
Ogni contenuto che si rispetti deve avere un messaggio, altrimenti ci limitiamo a compilare una pagina Web.
Il messaggio è la rappresentazione testuale e grafica della ricchezza di un contenuto che, di base:
- deve soddisfare le aspettative del lettore
- deve risolvere un problema
- deve arricchire il lettore
- deve rispondere ai più basilari criteri di notiziabilità.
Anche se non dobbiamo scrivere un articolo per un’importante testata nazionale, quest’ultimo punto è particolarmente importante. Un consiglio: prima di scrivere un qualsiasi contenuto informativo chiedetevi sempre “Ok, dov’è la notizia?”. Anche se non vi occupate di cronaca nera o giudiziaria, riconoscere:
- l’elemento di novità insito in un contenuto
- l’eventuale elemento di curiosità
- i fattori che guideranno l’interesse oggettivo e soggettivo del lettore
- l’eventuale risonanza con il suo mondo valoriale
- la relazione con il contesto informativo e con altri contenuti analoghi
è un buon viatico per capire se il vostro articolo o post possiede un suo peso specifico, “ha una notizia”, oppure no. Questi elementi, infine, ci aiutano a definire la call to action di un articolo o post: dove voglio portar il mio lettore? In che modo voglio fargli prendere posizione rispetto a un determinato argomento? Oppure voglio fargli compiere una determinata azione? Ecco, sapere alla perfezione a chi sto scrivendo e che tipo di messaggio gli sto passando è la strada migliore per progettare la CTA di un testo.
Intenzione di ricerca, keyword principale, keyword secondarie
Stiamo pur sempre parlando di scrittura SEO. Bene, una volta che abbiamo ragionato a sufficienza sul tipo di messaggio che vogliamo fornire al nostro lettore tipo, nonché sugli obiettivi che ci proponiamo, arriva il momento di individuare la keyword principale del nostro articolo o post, quella parola o insieme di parole per cui vogliamo posizionare il contenuto sui motori di ricerca.
Il singolo argomento può essere rappresentato da una miriade di keyword, collegate tra loro dai comportamenti degli utenti sui motori di ricerca, definiti anche “intenzioni di ricerca”.
- ho individuato l’intenzione di ricerca corretta?
- ho "tradotto" questa intenzione di ricerca nelle keyword corrette?
- ho scelto la keyword principale giusta?
- ho scelto le keyword secondarie giuste?
- ho individuato le keyword di coda lunga?
Questi elementi sono fondamentali per garantire il corretto posizionamento di un testo sui motori di ricerca e si accompagnano all’analisi dei titoli e delle meta description dei contenuti già posizionati nella prima pagina del motore di ricerca per quella particolare keyword. Questo è un modo per capire a colpo d’occhio quale chiave di lettura dell’argomento è stata fornita dai “competitor di SERP” e, quindi, quali potrebbero essere le aree grigie eventualmente esplorabili.
Detto in altri termini, di fronte a una query effettuata da un utente, il motore di ricerca cerca di restituire un insieme di contenuti che compongono un bouquet di potenziali risposte alla domanda di partenza.
Per questo motivo, è molto utile leggere titoli e meta description dei contenuti posizionati in prima e seconda pagina: ci permetteranno di capire se vi sono alcuni aspetti della “notizia” che non sono stati trattati. Rispondere correttamente a quel preciso bisogno informativo potrebbe aumentare le nostre chance di posizionarci nella relativa SERP.
Per approfondire puoi leggere il post: Ricerca semantica: come capire l'intento di ricerca degli utenti target.
Definire correttamente la lunghezza di un contenuto
Quand’è che un contenuto è completo? Semplice, quando dice tutto quello che c’è da dire. Per questo motivo è importante annotare le singole unità di significato di cui scrivono i nostri “competitor di SERP” per la data keyword. Fatto questo, sarà più facile capire come rispondere ai bisogni informativi rappresentati dalle domande corrispondenti e, soprattutto, aggiungere quell’elemento in più che permette di risultare più “esaustivo” agli occhi del motore di ricerca. Questo ragionamento vale soprattutto per i post pillar o, più in generale, per i long form content, i contenuti lunghi che vanno sempre più di moda perché in grado di posizionarsi meglio (leggi: per più keyword).
È possibile procedere seguendo un’altra strada: calcolare la lunghezza media dei post posizionati in prima e seconda pagina per una determinata keyword, e cercare di conseguenza di scrivere un post “un po’ più lungo”. Quanto? Dipende da diversi fattori, a partire da quanto è difficile scalare una determinata keyword. Ma, soprattutto, dipende anche dalla capacità di scrivere un contenuto caratterizzato da un coefficiente di informazioni adeguato e non un contenuto che "allunga il brodo" oltre il dovuto e il necessario. Un post da 3.500 parole che annoia dopo il primo paragrafo non serve a nessuno.
Il SEO Content Template di SEMrush analizza i vostri primi 10 competitor su Google e, oltre a dirvi come i vostri principali avversari usano le keyword, vi restituisce proprio il dato della lunghezza dei post posizionati in serp.
Fonti autorevoli da linkare
Rispetto alla keyword per la quale ci vogliamo posizionare, quali sono le fonti autorevoli? Quali contenuti possono apportare un contributo importante, per esempio, sul tema della perfetta checklist del SEO copywriter? Le fonti vanno linkate per due motivi principali:
- contribuiscono a conferire autorevolezza al nostro articolo o post,
- rispettano la natura collaborativa del Web.
Quest’ultimo è un elemento che si sta un po’ perdendo, specie da quando si è imposta una natura competitiva ed esclusiva del Web. Non è questo il momento e lo spazio per celebrare lo “spirito delle origini”, anche se viene un po’ voglia di farlo. Per ora, limitiamoci a dire che linkare fonti autorevoli è:
- un ottimo servizio al lettore, visto che lo aiutiamo a costruirsi le sue mappe di senso
- un’azione che il motore di ricerca apprezzerà.
La scrittura vera e propria: il Titolo
Il titolo di pagina (H1) è stato scritto in modo strategico? Introduce in modo rilevante l’argomento di cui parla l’articolo o post? Riesce a catturare l’attenzione del lettore? Contiene la keyword principale? Molto semplicemente, se la risposta a tutte queste domande è “sì”, è probabile che abbiamo sotto mano un buon titolo a prova di SEO.
Per approfondire puoi leggere il post: Scrivi Headings, Title e Meta Tag Description efficaci!
La struttura dell’URL
Si è detto moltissimo sulla corretta struttura di un URL a fini SEO. Ricordiamoci che il suo obiettivo è duplice: da un lato l’URL deve comunicare al motore di ricerca l’argomento di cui si occupa il nostro articolo o post. Dall’altro deve fornire più o meno le stesse informazioni al lettore, possibilmente in un formato facile da ricordare. Ecco perché, personalmente, preferisco gli URL che non riportano la data del post e che hanno una struttura breve, leggera.
In generale, arrivati a questo punto la checklist del SEO copywriting servirà a ricordarci di scrivere una URL il più possibile descrittiva, sintetica e chiara. www.dominio.com/checklist-seo-copywriter è corretto, mentre www.dominio.com/post3144567 decisamente no.
La meta description
Da tempo la meta description non è più un elemento che influisce sul posizionamento di un contenuto. Almeno direttamente. Per quella che è la mia esperienza, la meta description potrebbe (condizionale d’obbligo) essere utilizzata dal motore di ricerca per capire, all’interno del famoso bouquet di keyword che compone la search intent, quali sono le più rilevanti. Detto in altri termini, l'analisi della meta description permetterebbe al motore di ricerca di "comprendere" il taglio che abbiamo dato alla notizia. In secondo luogo, se la meta description non contiene una call to action efficace, perde gran parte del suo potenziale, almeno per il “secondo lettore” dei contenuti digitali, quello fatto di carne e ossa.
Per approfondire puoi leggere il post: Meta description: come scriverla per convincere al clic.
Nome e attributo ALT dei file immagini
Sull’ottimizzazione delle immagini in chiave SEO la letteratura è molto vasta. Le domande fondamentali per la nostra checklist SEO, quelle che valgono sempre, al di là ad esempio delle dimensioni dell’immagine stessa, sono:
- le immagini sono state nominate correttamente?
Keyword-principale.jpg è corretto, keyword-secondaria1.jpg o keyword-secondaria2.jpg anche.
1123.jpg oppure keyword600x400.jpg no.
- Il tag ALT viene sfruttato appieno?
Per esperienza, so che un uso “descrittivo” del cosiddetto testo alternativo viene premiato. Per cui, meglio non limitarsi a poche parole, che magari ripetono il nome del file, ma cercare di fornire una descrizione di una o due frasi, logicamente in linea con il contenuto. Teniamo inoltre presente che Google “riconosce” il testo che compare in un’immagine, per cui un altro consiglio è quello di inserire sempre una o due immagini che contengono un titolo o una serie di frasi (meglio se brevi) in linea con l’argomento del contenuto o, meglio, del post stesso.
Per approfondire puoi leggere il post: Immagini e SEO: come ottimizzare le immagini per Google.
Titoli H2 e H3
Chi considera Yoast come la fonte di ogni verità probabilmente sbaglia. Però il suo consiglio di inserire la keyword principale – e, aggiungo io, quelle secondarie – nei titoli H2 e H3 di un articolo o post è corretto. A patto di non esagerare – pena il rischio di scrivere un contenuto sovraottimizzato – e di non annoiare il lettore umano, che potrebbe stancarsi presto di veder ripetuta allo stremo la stessa parola. A proposito di keyword density naturale, consiglio la lettura di questo post.
Struttura dei link interni
Se usati bene, i link interni possono avere un ottimo impatto SEO. Non solo: sono lo strumento che più di tutti aiuta il lettore a navigare attraverso il nostro sito Web. Per questo motivo, prima di pubblicare un articolo o post, non possiamo dimenticarci di chiederci se stiamo fornendo al lettore tutti gli approfondimenti del caso, rimandandolo a eventuali pubblicati in precedenza. Se un post intitolato: “Come scegliere il titolo di un blog post” finisce per parlare inevitabilmente di argomenti quali:
- cos’è il la scrittura per la SEO
- che lavoro fa il SEO copywriter
- come si ottimizzano le immagini a fini SEO
- eccetera
logicamente ognuno di questi argomenti dovrà essere supportato da un link interno che manderà alla risorsa corrispondente.
Per chi usa WordPress, c’è un plugin consigliato per ottimizzare questo processo: si chiama Interlinks manager e permette di inserire automaticamente un link verso altre pagine o post del nostro sito. Il mio consiglio è di non affidare esclusivamente a Interlinks manager questo processo, ma di farsi aiutare da lui per le keyword principali, quelle che vogliamo linkare sempre a determinate risorse che per noi sono fondamentali.
I pulsanti per la condivisione sui social
Ci sono tre parametri da controllare prima di pubblicare un articolo o post. L’immagine di anteprima che comparirà nelle condivisioni effettuate via social media, il social media title (che può essere diverso dal titolo di pagina o dal titolo SEO) e la social media description. Di solito controllo questi tre parametri attraverso MashShare, altro plugin che dà parecchie soddisfazioni.
Conclusioni: la tua checklist per il SEO copywriting
Questa non è la checklist definitiva.Non mi piacciono le guide definitive, né credo facciano bene. Almeno alla lunga. Anche per questo motivo, apro idealmente il mio post al tuo contributo e ti chiedo: hai una tua checklist? In cosa è simile o diversa rispetto a quella che ti ho presentato oggi? C'è qualcosa che ti senti di aggiungere?