8 motivi per cui il tuo sito potrebbe avere un’alta frequenza di rimbalzo

Monica Brignoli

feb 25, 202110 min di lettura
8 motivi per cui il tuo sito potrebbe avere un’alta frequenza di rimbalzo

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INDICE

Per frequenza di rimbalzo (o bounce rate) ci si riferisce alla percentuale di visitatori che abbandonano un sito web (o "rimbalzano") dopo aver visualizzato una sola pagina e senza aver effettuato alcuna interazione con essa.E’ una delle metriche più complesse di Google Analytics, ma anche una delle più utili, poiché consente di misurare efficacemente la qualità del traffico di un sito web e di scovare eventuali problematiche da risolvere.

In che modo viene calcolata la frequenza di rimbalzo? Google Analytics calcola sia la frequenza di rimbalzo di una singola pagina web, che dell’intero sito. Esistono perciò due tipologie di valori di bounce rate:

  • Frequenza di rimbalzo di una pagina web = numero totale di rimbalzi su una singola pagina (in un determinato periodo di tempo) / numero totale di visualizzazioni della pagina (nello stesso periodo di tempo).
  • Frequenza di rimbalzo di un sito web = numero totale di rimbalzi su tutte le pagine del sito (in un determinato periodo di tempo) / numero totale di visualizzazioni in tutte le pagine del sito (nello stesso periodo di tempo).

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Queste sessioni di una sola pagina hanno una durata pari a 0 secondi, dato che non ci sono hit successivi al primo, che permetterebbero di calcolarne la durata. Questo può succedere anche quando un utente rimane inattivo su una pagina per più di 30 minuti.

Inoltre, non dimenticatevi di analizzare anche le altre metriche correlate alla bounce rate:

  • pagine medie per visita
  • tempo di permanenza

Ad esempio, se notate che la frequenza di rimbalzo è alta, ma anche il tempo trascorso su una determinata pagina è elevato potrebbe significare che l’utente ha raggiunto il proprio obiettivo senza necessità di navigare oltre.Un'elevata frequenza di rimbalzo è un male? Non esiste una frequenza di rimbalzo ideale a priori: tutto dipende dalla tipologia di sito e dagli obiettivi da raggiungere.

Per la maggior parte dei siti web, esclusi quelli composti da una sola pagina, minore è la frequenza di rimbalzo, meglio è. Tuttavia, è normale che alcune tipologie di sito, ad esempio i blog, presentino una percentuale alta di bounce rate, dato che gli utenti che leggono l'articolo tendono a lasciare il sito una volta raggiunto il loro obiettivo informazionale. 

Invece, dovrebbe preoccupare un tasso di abbandono elevato all’interno di un sito e-commerce. Una frequenza di rimbalzo elevata (superiore al 70%), infatti, può essere sempre sintomo di problematiche in corso, nel caso non ci siano state conversioni.

Perché è importante avere una buona frequenza di rimbalzo?

Secondo Gary Illyes, Google non utilizza le metriche di Analytics nell'algoritmo: 

Tuttavia, ciò non significa che non le tenga in considerazione: se un utente fa clic su una pagina e esce senza alcuna interazione, comunica al motore di ricerca che il risultato non corrisponde all'intento del ricercatore. Di conseguenza, Rank Brain potrebbe decidere di escluderlo dai primi risultati in SERP. 

L’obiettivo, in ogni caso, è quello di mantenere una frequenza di rimbalzo più bassa possibile e contemporaneamente aumentare i tassi di conversione del sito.Vediamo insieme i motivi principali per cui un sito web può avere una frequenza di rimbalzo anomala e come risolvere eventuali problemi. 

Frequenza di rimbalzo minima o troppo elevata? 8 cause da indagare.

  1. Errori tecnici nel sito o nel tracciamento.

Se la frequenza di rimbalzo risulta essere insolitamente alta o bassa, è possibile che i visitatori stiano incontrando un ostacolo associato a un errore tecnico sul sito, oppure ai sistemi di tracciamento. 

Sfruttate tag assistant per verificare che il codice di monitoraggio di Analytics non sia stato implementato in modo errato nel sito. Se il codice di monitoraggio è duplicato, per esempio, ogni visita sarà composta sempre di almeno due pagine viste, per cui il vostro sito avrà un bounce rate pari allo 0%.

2. Contenuti non all’altezza delle aspettative degli utenti.

Le persone approdano su un sito web per saperne di più riguardo un particolare servizio, prodotto, argomento, oppure per acquistare.Se, però, si accorgono che il sito visitato non presenta contenuti che possono soddisfare le loro esigenze, sicuramente decideranno di non rimanere, e anzi, probabilmente andranno alla ricerca di un sito concorrente migliore.Perciò, se analizzando i dati vi rendete conto che l'utente trascorre meno di un minuto sulle vostre pagine e non sono stati riscontrati errori nell’implementazione del codice di tracciamento, considerate l’idea di invogliare il lettore a dedicare più tempo alla lettura delle vostre pagine… come?

  • Assicuratevi che i vostri contenuti siano freschi, interessanti ed esaustivi.
  • Verificate che i testi siano strutturati secondo i principi della piramide rovesciata del giornalismo, in modo che il lettore capisca subito cosa aspettarsi.
  • Controllate che i concetti siano espressi con parole semplici.
  • Curate la forma e la sintassi del contenuto.
  • Ottimizzate le pagine con chiavi dall’intento di ricerca corretto.

Dal punto di vista stilistico:

  • Evitate muri di testo: il lettore, generalmente, si spaventa davanti ad un testo giustificato senza spazi bianchi.
  • Scrivete tenendo conto della paragrafazione: i paragrafi aiutano la lettura e danno ritmo all’articolo.
  • Sfruttate immagini e video per incrementare l’engagement del sito. 
  • Usate il tag strong per evidenziare i concetti chiave dell’articolo: l’80% dei navigatori del web non legge riga per riga ma "scorre" la pagina, cercando rapidamente quello che più gli interessa.
  • Inserite link interni e call to action pertinenti, che invoglino il lettore a proseguire la navigazione del sito.

Un esempio di articolo ben formattato: 

3. Meta tag poco descrittivi e/o fuorvianti.

Pensate che il contenuto delle tue pagine venga riassunto accuratamente dai tag title e dalle meta description? Se così non fosse, i visitatori potrebbero entrare nel sito pensando di trovare determinati contenuti, che poi non ci sono, e potrebbero essere tentati di abbandonare il sito.Che si tratti di un errore innocente, o che stiate cercando di ingannare volontariamente l’utente e i motori di ricerca utilizzando la tecnica del clickbait, rimediare è semplice: è necessario rielaborare il contenuto della pagina sulla base dell’intento di ricerca degli utenti e creare dei meta tag pertinenti. Come?

Il tag title è il titolo della pagina visibile in blu, nello snippet dei risultati del motore di ricerca. E’ l’elemento on page più importante lato SEO e permette di comunicare sia all’utente, che al motore di ricerca, qual’è il contenuto della pagina, ancora prima che vi sia entrato. Il title perfetto, quindi, è quello che descrive al meglio il contenuto della pagina e che risponde esattamente alla query effettuata dall’utente. 

I tag title devono rispettare determinate caratteristiche:

  • devono essere presenti in tutte le pagine del sito
  • devono essere univoci (non duplicati su altre pagine)
  • devono rispettare la lunghezza massima di 50-60 caratteri
  • devono contenere la parola chiave principale della pagina
  • devono essere differenti dagli H1 

Per incrementare il CTR del title, si consiglia anche di:

  • inserire il brand, alla fine del titolo, seguito da un pipe (brand building)
  • inserire caratteri numerici 
  • inserire domande che incuriosiscano il lettore

La meta description non è essenziale per il posizionamento, ma contribuisce alla creazione del contenuto dell’annuncio visualizzato in SERP. Infatti compare esattamente sotto al title. Mantenere le pagine prive di una meta description ottimizzata significherebbe lasciare a Google la libertà di estrapolare una qualsiasi parte del contenuto delle pagine per presentarle sotto forma di titoli nelle pagine dei risultati di ricerca. 

Anche le meta description devono rispettare determinate caratteristiche:

  • devono essere presenti in tutte le pagine del sito
  • devono essere univoche (non duplicate su altre pagine)
  • devono rispettare la lunghezza massima di 130-150 caratteri
  • devono contenere una call to action (un verbo che invita all’azione)

Un esempio potrebbe essere: 

4. Collegamento ipertestuale errato proveniente da un altro sito web.

Potete lavorare in modo perfetto sul vostro sito per ottenere un buon valore di frequenza di rimbalzo, ma avere comunque risultati pessimi causati dal traffico referral. Ci potrebbero essere altri siti, infatti che, tramite uno o più link fuorviante o errato, inviano utenti non qualificati al vostro sito.Se questo fosse il tuo caso provate a contattare l'editor o l'autore dell'articolo chiedendo gentilmente di modificare o rimuovere il collegamento al vostro sito.

Se hai fatto del tuo meglio per rimuovere i link di spam o di bassa qualità che puntano al tuo sito web, ma non ha funzionato, e sei davvero sicuro che quei collegamenti siano davvero dannosi per il tuo sito, puoi utilizzare lo strumento Disavow per contrassegnare quei link.

5. Errori 404

Se vi accorgete che la vostra frequenza di rimbalzo è parecchio elevata e notate che le persone trascorrono meno di pochi secondi sulle pagine obiettivo, è probabile che restituiscano un errore 404 o non vengano caricate correttamente.Date un’occhiata ai problemi di Copertura in Google Search Console.

Se riscontrate degli errori 404 cercate di risolverli: nonostante Google, nel 2011, abbia affermato che non influiscono negativamente sul rendimento del sito nelle SERP, è fondamentale gestirli, in quanto aumentano il tasso di rimbalzo e causano uno spreco di risorse destinate alla scansione. Come?

Nel caso una risorsa sia rimasta per lungo tempo nel sito, abbia ricevuto traffico, posizionamento, magari backlink, l’ideale è che venga reindirizzata (con un redirect 301) ad un’altra risorsa affine per contenuto, in questo mondo non si andrà a disperdere l’autorevolezza acquisita.

In alternativa, si potrebbe fornire un codice di stato HTTP 410 Gone, nel tentativo di accelerare l’eliminazione della risorsa dai risultati di ricerca. Esistono anche delle situazioni in cui il contenuto potrebbe essere mantenuto sul sito, perchè ricco di informazioni utili per l’utente (es. prodotti stagionali, contenuti che si ripetono nel tempo, etc.). Per approfondire potete leggere il mio articolo relativo alla gestione degli expired content.

Inoltre, è sempre consigliabile implementare una pagina 404 personalizzata, da utilizzare al posto di quella standard, che incoraggi gli utenti a continuare la navigazione sul sito e li aiuti a trovare le informazioni che stavano cercando.

La pagina 404 personalizzata dovrà essere graficamente e stilisticamente coerente con il resto del sito, dovrà contenere un messaggio chiaro ed accattivante, oltre ad uno o più link utili che permettano il proseguo della navigazione o un form di contatto che favorisca la conversione. Un esempio:

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6. Pagine con tempi di caricamento elevati.

Con l’annuncio del Page Experience Update e l’introduzione dei Core Web Vitals Google ha rinnovato l'attenzione sull’importanza della velocità del sito. Non solo è uno dei principali fattori di ranking, ma influisce pesantemente anche sulla User Experience. Una pagina che si carica lentamente può rappresentare una delle prime cause dell’elevata frequenza di rimbalzo in quanto gli utenti, stanchi di aspettare, potrebbero stancarsi e decidere di passare al sito di un concorrente.

Come misurare la velocità? Esistono numerosi tool, in primis Page Speed Insight, lo strumento gratuito messo a disposizione da Google, in secondo luogo gtmetrix.com. Entrambi gli strumenti specificano i miglioramenti che dovrebbero essere implementati. Grazie alla nuova versione di Test My Site di Google, inoltre è possibile testare quale impatto potrebbe avere la velocità del sito sulle vendite.

Ad ogni modo, i fattori principali che influiscono sulla velocità di caricamento possono essere riepilogati in 5 punti: performance del server (larghezza di banda, capacità di carico, quantità di traffico gestibile), ubicazione geografica del server, dimensione dei file che compongono la pagina web (es. immagini, video, script), dimensione del codice HTML rappresentante lo scheletro della scheda prodotto) e piattaforma CMS

7. La pagina non è ottimizzata per i dispositivi mobili.

Qualche mese Google ha fissato per Marzo 2021 il roll out definitivo del Mobile First Index, rimandato, sia a causa delle difficoltà lavorative causate dalla pandemia, che per numerose problematiche emerse durante il primo rilascio.

Mobile-First Index significa indicizzazione prioritaria dei contenuti mobile. Google prenderà in considerazione solo la versione mobile di un sito per la scansione, l’indicizzazione ed il posizionamento dello stesso all’interno dell’indice del motore di ricerca.

Sebbene tutti sappiamo che è importante avere un sito web ottimizzato per i dispositivi mobili, le indicazioni non trovano riscontro nel mondo reale. Studi recenti hanno dimostrato che quasi un quarto dei principali siti web non sono ancora stati adeguati alle nuove disposizioni.

Per verificare che il sito sia ottimizzato per i dispositivi mobili è necessario eseguire un test con il tool “Mobile Friendly Test” di Google, controllo la corretta configurazione del tag viewport ed infine testo il sito con diversi dispositivi mobili.

La versione mobile deve essere speculare a quella desktop a livello di navigazione, link, testi ed elementi interattivi. Bisogna controllare, inoltre, che il sito sia veloce, funzionale, facile da navigare e libero da errori. In che modo? Facendolo testare, sia da esperti in materia che da persone che non hanno alcuna competenza, così da poter individuare eventuali difficoltà che riscontrano le persone comuni e prendere le opportune decisioni che vi permetteranno di migliorare l’usabilità e l’esperienza utente all’interno delle pagine del sito. 

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8. Problemi di User Experience

Gli utenti decidono se vogliono rimanere su un sito o abbandonarlo nel giro di pochi secondi. Come? In base all’impressione si fanno dal momento in cui guardano il sito per la prima volta. Se i colori non sono gradevoli, il layout non è organizzato e la navigazione non è facile e intuitiva, i visitatori saranno più propensi a fare clic sul pulsante Indietro che a proseguire la navigazione.

Semplicità è una caratteristica che deve stare alla base di qualsiasi sito. Ciò significa che è importante avere un layout e un design piacevoli ma minimali, menu di navigazione, barre di ricerca, filtri intelligenti e intuitivi, ma anche contenuti sufficientemente adeguati per invogliare i visitatori a convertire.Ricordatevi di mantenere gli elementi essenziali above the fold, in particolare all’interno delle schede prodotto:

  • TITOLO (H1) unico, breve, descrittivo della pagina di riferimento
  • IMMAGINI di qualità, pertinenti al contenuto della pagina e ottimizzate
  • DESCRIZIONI brevi, originali, creative e di valore
  • CALL TO ACTION coerenti ed in evidenza, che invoglino la conversione

Inoltre, assicuratevi di ridurre al minimo gli elementi non essenziali. State bombardando le persone con annunci, pop-up e pulsanti di iscrizione e-mail? Queste funzionalità possono sembrare irresistibili per la conversione, ma attenzione, perchè abusarne potrebbe significare creare un sovraccarico visivo che può far rimbalzare i visitatori.

Conclusioni

Migliorare la frequenza di rimbalzo può portare ad avere un pubblico più coinvolto e maggiori possibilità di conversione. Perciò, analizzate le metriche a disposizione e cercate di capire quale può essere la causa di un valore troppo basso o eccessivamente elevato, a cui non è seguita una conversione. 

Eseguite degli A/B test, per vedere cosa funziona meglio per voi e il vostro pubblico e, ad ogni modifica, monitorate i rapporti per vedere dove e come sei migliorato.

Ma soprattutto, lavorate in funzione dell’utente, per cercare di offrire un’esperienza migliore e sempre più coinvolgente.

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Monica è una Senior SEO Specialist da sempre appassionata al mondo della scrittura e della cultura digitale. Al termine di un percorso di studi artistico-letterario, inizia a lavorare all'interno di una web agency di Bergamo, occupandosi di numerosi progetti di successo. Dopo quattro anni entra a far parte del team SEO della Fattoretto Agency, un’agenzia Seo & Digital PR specializzata in e-commerce. Nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa per diversi blog di settore e partecipa come relatrice o docente alle conference italiane dedicate al web marketing. Scopri i suoi articoli!