Algoritmo di Google: l'evoluzione delle penalizzazioni

Adriano De Arcangelis

gen 20, 20165 min di lettura
Algoritmo di Google: l'evoluzione delle penalizzazioni

Penalizzazioni di Google: ecco come funziona secondo la mia esperienza

Ormai non è più un segreto di pochi e anche i meno avvezzi alla SEO lo sanno: l’algoritmo di Google detta legge nel web e ci sono delle attività e delle pratiche che possono portare a delle penalizzazioni del proprio sito da parte del motore di ricerca numero 1.

A volte si tratta di azioni borderline, altre sono solo sfrutto di distrazioni o scarsa conoscenza delle norme implicite stabilite da Google. In entrambi i casi si può rischiare molto, per questo è necessario essere consapevoli delle azioni che si intraprendono sul web e di come l’algoritmo di Google le interpreta. Analizzare costantemente le statistiche delle proprie pagine web è molto importante: solo in questo modo ci si può rendere conto di eventuali penalizzazioni e, quando ancora possibile, agire per limitare i danni.

L’algoritmo di Google dal 1997 ad oggi ha stravolto le proprie regole più volte, dando del filo da torcere a chi negli anni ha voluto scalare le SERP per conquistare i primi posti di specifiche query di ricerca. Ma, ieri come oggi, per non perdere nemmeno un clic, bisogna conoscere perfettamente questo algoritmo e tutti gli update di Google, per sopravvivere e soprattutto per riconoscere quando arriva una penalizzazione.

In questo articolo, senza pretesa di essere esaustivo sull’argomento, vi racconto la mia esperienza con le penalizzazioni di Google.

Il primo algoritmo di Google: quando la SEO era un gioco da ragazzini

Io ho iniziato a lavorare in ambito SEO nei primi anni 2000 (due anni dopo la fondazione di Google Inc. che è avvenuta nel 1998). In questi primi 2-3 anni, per fare SEO e ottimizzare il proprio sito, bastava applicare veramente poche accortezze: l’ho scritto anche nel titolo, era un gioco da ragazzini! La difficoltà più concreta era documentarsi per approfondire le poche regole che costituivano l’algoritmo di Google. C’erano pochi siti web di settore e la reale complessità era quella di trovare informazioni utili in rete. Non c’erano corsi, non c’erano guide e c’erano molti meno SEO!

Negli anni 2000, chi lavorava in rete, lo faceva principalmente basandosi sulla propria esperienza, elaborando i dati che raccoglieva ed evolvendo le proprie competenze sulla base dei risultati ottenuti (o dei risultatiNON raggiunti). Ognuno aveva il suo punto di vista ed elaborava le proprie teorie sull’algoritmo di Google. Non c’era una comunità SEO come possiamo dire esserci oggi.

L'algoritmo di Google negli anni 2000

Come si posizionava un sito all'inizio del nuovo millennio?

Solo due attività:

L’ottimizzazione on-page era ben altra cosa rispetto ad adesso: niente semantica, niente contenuti di qualità. Era sufficiente ottimizzare title, description e inserire il più possibile le parole chiave all’interno della pagine web(il famoso keyword stuffing).

A livello di link, non serviva un granché. All’inizio l’algoritmo di Google non sapeva riconoscere con precisione un link artificiale. Chissà se i fondatori di Google si aspettavano quello che poi sarebbe successo - penso alla Link Building, ai Private Blog Network etc!

Nel 2000 Google era poco interessato allo spam, era invece focalizzato nell’avviare tutta una serie di servizi, dalla Google Toolbar in poi. Nessuna punizione per i webmaster e SEO che sbagliavano, solo una lenta e lunga attesa, chiamata all’epoca Google Dance.

La Google Dance era quel lasso di tempocon cui Google aggiornava i propri archivi, ricalcolando il numero dei link e il valore di PageRank. La Google Dance durava alcuni giorni. Non si sapeva mai quando sarebbe arrivata, era come attendere una bella onda da surfare!

L'evoluzione dell'algoritmo di Google: le prime penalizzazioni

Nel 2003 le prime punizioni di Google

I primi aggiornamenti dell’algoritmo di Google volti a punire chi negli anni precedenti aveva esagerato con lo spam (o con il keyword stuffing), risalgono al 2003 con l’update di Novembre chiamato Florida. Iniziano a diventare importanti i concetti di Keyword density per indicare l’esigenza di un buon equilibrio tra le parole chiavi presenti all’interno di un testo e il resto del contenuto. 

L’attività SEO si arricchiva di nuove regole da tenere a mente: ma ci voleva poco, bastava fare piccoli cambiamenti e poi… si era di nuovo sull’onda!

Dal 2003, per quella che è la mia personale esperienza e la mia successiva crescita come imprenditore digitale, diventa importante questo concetto che ho letto più volte nei libri di Donald Trump: “Giochi per vincere o giochi per non perdere?” Per me, per fare SEO, per raggiungere risultati che davvero facciano la differenza, DEVI incorrere in penalizzazioni. Se non ti capita, vuol dire che stai giocando per non perdere.

La prima penalizzazione di Google non si scorda mai!

Ecco quali sono state le prime penalizzazioni – che corrispondono a specifici update dell’algoritmo di Google - con le quali mi sono confrontato:

  • 2003: Florida - Come dicevo sopra, riguarda il keyword stuffing.
  • 2005: Jagger - Google inizia a riconoscere i link di scarsa qualità e a identificare lo scambio dei link (questo update me l’aspettavo!).
  • 2007: Buffy e Universal Search - Si inizia a parlare di local, e in generale avvengono tanti piccoli cambiamenti.
  • 2009: Vince - Update inferiore, ma con non pochi svantaggi per i brand più piccoli, a favore forse dei brand famosi. Viene introdotto il Rel-Canonical tag.

Le evoluzioni dell’algoritmo di Google: Panda, Penguin e Hummingbird. Guai in vista

Gli update dell'algoritmo di Google e le prime gravi penalizzazioni

Google ogni anno effettua circa 500-600 piccoli cambiamenti al proprio algoritmo, ma sono due, finora, gli update maggiori che hanno letteralmente stravolto le SERP: Google Panda (2011) e Google Penguin (2012), seguiti poi nel 2013 da Google Hummingbird.

Senza entrare troppo nel dettaglio, questi grandi cambi algoritmici sono nati dall’esigenza di migliorare l’ esperienza dell’utente, andando a penalizzare contenuti di scarsa qualità, contenuti duplicati, link artificiosi, siti lenti, siti ingannevoli o con troppa pubblicità e in generale siti scritti con il solo intento di raccogliere un clic senza poi dare informazioni utili all’utente.

I valori quali frequenza di rimbalzo e tempo di permanenza sulla Pagina (giusto per riferirci ai termini di Google Analytics) diventano fondamentali negli ultimi update dell’algoritmo di Google.

Come riconoscere una penalizzazione?

Anche non conoscendo i diversi tipi di penalizzazione (Manuale, Algoritmica o il famigerato effetto Sandbox), ci sono degli strumenti che permettono di capire, a fronte di importanti variazioni di traffico sul proprio sito web, se il sito è stato penalizzato.

Io in particolare utilizzo questi tool:

  • Google Analytics: è un primo strumento di analisi, nel momento in cui da un giorno all’altro il traffico crolla, ti deve suonare un campanello d’allarme!
  • SEMrush: è lo strumento ideale da affiancare a Google Analytics, soprattutto per un SEO che deve analizzare l’andamento di un sito. Accedendo allo storico del sito, è possibile notare i grandi cambiamenti a livello di posizionamento per identificare, a volte anche in relazione al periodo, se il sito è stato penalizzato (e quale update di Google ha generato la penalizzazione).
  • Search Console (Ex Webmaster Tool): sicuramente lo strumento più completo per chiedere, diciamo, direttamente a Google se ci sono – e quali sono – i problemi riscontrati. È il tool che permette al SEO o al webmaster di comunicare direttamente con il motore di ricerca e chiedere la riconsiderazione del sito dopo che sono state effettuale le modifiche.

Conclusione

Incorrere in una penalizzazione di Google può portare danni sostanziali ad un sito e a chi tramite il web guadagna. Conoscere a fondo l’algoritmo di Google e sapere cosa ci aspetta quando mettiamo mano al nostro progetto online è importante per agire con consapevolezza e per determinare la migliore strategia SEO.

Google è un oceano, e tu devi essere un buon surfista. Sei pronto a cavalcare l’onda?

Imparare dalle penalizzazioni per conoscere a fondo l'algoritmo di Google

E tu sei mai stato penalizzato da Google?

Raccontaci la tua esperienza.

Foto ( algoritmo): Shutterstock

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Imprenditore, esperto di marketing digitale. CEO di DEA Marketing e fondatore del progetto di formazione SEO Training. Affianco clienti italiani e internazionali accompagnandoli nella crescita della loro azienda, e condivido in aula come online quello che imparo nella mia formazione continua.