7 Errori che distruggono una strategia di SEO internazionale

Alessia Martalò

nov 12, 20186 min di lettura
7 Errori che distruggono una strategia di SEO internazionale

Espandere il proprio business on line al mercato internazionale, sia che si tratti di un sito e-commerce oppure di un portale di servizi, richiede un’attenta analisi di mercato al fine di conoscere al meglio il proprio target o clienti potenziali. Il segreto del successo? Una determinata struttura del sito, contenuti realizzati ad hoc e strategie di promozione che tengano conto del mercato di riferimento.

Ma replicare il successo ottenuto nel proprio Paese non è così scontato o agevole: sono necessarie conoscenze tecniche e approfondite, per non incorrere nei tanti errori che spesso vengono commessi con leggerezza.

Come illustrato nel mio blog, infatti, gestire un e-commerce non è affatto semplice: soprattutto in settori molto competitivi. Nel mercato internazionale, tuttavia, occorre tener conto di molte altre variabili e parametri. Vediamo, dunque, gli errori più diffusi e, soprattutto, come evitarli.

1. Non utilizzare URL differenti per ciascuna lingua del sito

Problemi che compromettono una strategia seo internazionale: gli url

È uno degli errori più gravi. È decisivo che ogni lingua corrisponda ad una specifica URL (ad esempio, la versione inglese del sito potrà essere gestita su un TLD .com o .co.uk, mentre la versione italiana verrà gestita in un dominio con TLD .it). Non è invece consigliabile basarsi su un crawling local-adaptive che, in base all’IP address, cerca di identificare il paese e la lingua di provenienza per mostrare il contenuto più pertinente sulla medesima URL.

Questo perché, come indicato nelle linee guida di Google, i Googlebot utilizzano un IP localizzato negli Stati Uniti: in altri termini le altre versioni del sito non verrebbero mai indicizzate correttamente.

2. Non pianificare attentamente la strategia di marketing

La corretta pianificazione, nella realizzazione di un sito multilingua, è decisiva. Innanzitutto occorre valutare se è il caso di ragionare in base alla nazione di provenienza o, piuttosto, in base alla lingua.

Nel secondo caso, si potrebbe incorrere in alcuni spiacevoli errori di traduzione: basti pensare che, in un sito destinato agli utenti di lingua inglese (parlata nel Regno Unito e negli USA), sussistono termini differenti per identificare lo stesso oggetto.

Come evidenziato nel contributo di Emanuele Arosio, la lingua americana presenta circa 4.000 termini differenti rispetto all’inglese British. Non solo, anche dal punto di vista ortografico, vi sono differenze sostanziali tra le due lingue. Dunque, se il sito è destinato ad utenti provenienti dal Regno Unito e dagli Stati Uniti, sarebbe più utile gestire versioni differenti in base al Paese di origine, piuttosto che sulla base della lingua parlata. Lo stesso accade con la lingua francese, parlata in Francia, ma anche in Canada e in una specifica zona della Svizzera.

Errori SEO per mercato internazionale: differenze linguistiche tra Paesi

Quindi, la parola d’ordine in questo caso è: ragionate attentamente determinando chi saranno esattamente gli utenti potenziali del sito, così da evitare errori di traduzione e, al tempo stesso, di perdere preziose opportunità.

Come vedremo tra pochissimo analizzando il terzo errore.

3. Utilizzare traduttori automatici o plugin per la traduzione

Per lo stesso motivo di cui al punto 2, è fondamentale – per la traduzione corretta dei testi – affidarsi a traduttori madrelingua che siano in grado di presentare i contenuti nel modo migliore.

È importantissimo, al tempo stesso, effettuare la keyword analysis per ciascuna delle lingue del sito, evitando di eseguire una semplice traduzione delle parole chiave identificate per uno dei Paesi campione. Per fare un esempio concreto, come ci ricorda sempre Emanuele Arosio, la parola ‘maglione’ in British viene più comunemente tradotta con il termine ‘jumper’, mentre negli USA viene preferito il vocabolo ‘sweater’. Se non viene effettuata un’attenta analisi delle parole chiave e dei volumi di ricerca, si rischia di rispondere in maniera parziale ai search intent degli utenti. Lasciando che siano i competitor ad intercettare al meglio i loro bisogni.

Ovviamente la traduzione dovrà interessare, non soltanto i contenuti testuali delle diverse pagine del sito, ma anche le URL di categoria e tag, i meta tag, gli alt text delle immagini.
 

4. Non utilizzare correttamente l’attributo hreflang

Uso errato del tag hreflang

Andrea Camolese, nel suo articolo, spiega approfonditamente come utilizzare nel modo migliore il tag hreflang, determinante per comunicare al motore di ricerca che una specifica pagina è destinata ad un pubblico che parla una specifica lingua.

Qui ci limitiamo a ricordare che, differentemente da quanto si pensa, il tag va adoperato sia nel caso in cui il sito presenti una suddivisione per cartelle (ad esempio, miosito.com/en/, miosito.com/fr/, etc.), sia nel caso in cui siano implementati domini e sottodomini diversi (come nel caso di miosito.it, miosito.co.uk, etc.). Ciò consente di comunicare al crawler dei motori di ricerca che si tratta dello stesso sito, presentato in lingue differenti, a seconda del target di destinazione.

Per saperne di più leggi l'articolo  Gli errori più comuni nell’implementazione dell’Hreflang.

5. Non adoperare tool specifici per scovare gli errori più comuni legati all’uso di hreflang

Uso di tool specifici (Screaming Frog e SEMrush) per rilevare errori hreflang

Grazie a Screaming Frog, uno tra i più importanti tool di crawling e analisi di un sito web, è possibile verificare in modo semiautomatico se sono presenti errori e criticità relativi all’uso del tag hreflang. In particolare, nella sezione Report, è possibile analizzare eventuali incongruenze con il tag canonical, la mancanza di tag di ritorno, errori nei codici lingua-regione e molto altro.

Il nuovo  report di International SEO di SEMrush, che si trova all’interno del tool Site Audit, scansiona il tuo sito web alla ricerca di errori di SEO tecnico, e riporta tutte le problematiche relative all’implementazione dell'hreflang:

  • problemi con i valori di hreflang inseriti
  • conflitti all’interno del codice sorgente per l'hreflang
  • link hreflang errati
  • pagine a cui manca l'attributo hreflang

6. Non sfruttare Search Console per il targeting internazionale

Un altro dei tool, peraltro gratuiti, fondamentali per attuare al meglio la propria strategia di web marketing internazionale è Search Console. Nella sezione ‘targeting internazionale’ è possibile consultare, ormai da alcuni anni, un rapporto che identifica eventuali errori presenti, come la mancanza del link di ritorno (se la pagina in italiano linka la pagina in inglese, deve valere anche il contrario) o l’utilizzo di codici errati.

Search Console: report Targeting internazionale

Sempre grazie a Google Search Console è possibile verificare che le relative sitemap, per ciascuna lingua, siano correttamente presenti e implementate nel modo più idoneo. Come indicato nelle guide on line è importante indicare che ogni risorsa è relativa ad una specifica lingua, tramite il comando:

<xhtml:link
rel="alternate"
hreflang="de"
href="http://www.example.com/deutsch/page.html"/>

7. Utilizzare il tag canonical in modo errato per evitare duplicazioni di contenuto

In alcuni casi, per esempio se si fa riferimento a siti e-commerce, si potrebbe temere di incorrere in contenuto duplicato, soprattutto nel caso di un sito destinato a Paesi quali il Regno Unito, l’Australia o gli Stati Uniti, dove si parla la lingua inglese. In questi casi, è molto probabile che le pagine relative a ciascun Paese siano molto simili tra loro, con piccole variazioni – come abbiamo visto – dovute a diversi modi di identificare lo stesso oggetto o differenze di ortografia.

Tuttavia, in questa circostanza, se l’attributo hreflang è applicato correttamente, Google e gli altri motori di ricerca non rileveranno alcuna duplicazione di contenuto. È dunque sbagliato rendere canonica, per esempio, la pagina relativa al Regno Unito, a discapito delle stesse pagine destinate agli USA e all’Australia.

Ogni contenuto, infatti, sarà considerato unico per quello specifico Paese di destinazione, senza alcuna necessità di implementare il tag canonical.

Ora tocca a te:

Quali sono gli errori in ambito SEO in cui sei incorso quando ti sei confrontato con il mercato internazionale?

Aspetto i tuoi commenti qui sotto. Sarà interessante conoscere anche la tua esperienza!

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Consulente SEO. Vivo a Milano e collaboro con web agency italiane e mi occupo, nello specifico, di ottimizzazione SEO on site e posizionamento sui motori di ricerca. Il Content Marketing è la mia arma vincente: amo la scrittura in tutte le sue forme. Le mie passioni oltre alla SEO? Le serie TV e l'estate.