5 ragioni per cui il tuo sito web ha subito un calo nel traffico

Monica Brignoli

gen 21, 201910 min di lettura
5 ragioni per cui il tuo sito web ha subito un calo nel traffico

Il peggior incubo per un webmaster si realizza quando improvvisamente il traffico di un sito cala senza un apparente motivo. Una diminuzione delle visite può essere determinata da diversi fattori: un problema nel tracciamento, un calo naturale nel posizionamento, un calo di ricerche causato dalla stagionalità, una penalizzazione del motore di ricerca, o un errore del webmaster.

Calo traffico organico: è una penalizzazione?

Dietro a tutto questo c’è sempre una motivazione, basta solo vagliare le varie ipotesi al fine di scoprirla, e agire di conseguenza.

Cerchiamo, in primo luogo, di scoprire a che livello è stato penalizzato il sito:

  • È STATO RILEVATO UN CALO TOTALE DEL TRAFFICO? Se l’intero sito sembra essere stato penalizzato per qualsiasi tipo di ricerca, portando ad un crollo del traffico organico che tocca praticamente lo zero, probabilmente sono stati attuati comportamenti gravemente contrari alle regole di Google.

  • IL CALO DI TRAFFICO È STATO RILEVATO SOLO SU ALCUNE RICERCHE SPECIFICHE? Se il sito sembra essere stato penalizzato solo in parte, ad esempio solo da mobile e non da desktop, il sito probabilmente non è stato correttamente aggiornato e viene penalizzato dall’algoritmo.

  • È STATO RILEVATO UN CALO DEL TRAFFICO SU ALCUNE PAGINE O SU ALCUNE SEZIONI? Se individuate delle particolari pagine che hanno perso traffico probabilmente il vostro contenuto ha bisogno di un restyle/ottimizzazione.

Quali sono i fattori che determinano un calo di traffico?

Un calo di traffico può essere determinato da diversi fattori:

  1. Problema nel sito o nel tracciamento delle visite

Prima di lanciare falsi allarmi, assicuratevi che il problema del calo di traffico improvviso non sia stato causato da un problema nel sito o nello strumento di monitoraggio. Se il calo è riferito a tutti i canali di traffico e alle aree del sito può darsi che il codice Analytics non sia stato implementato correttamente e che il tracciamento non stia restituendo dati reali. Anche gli errori di server possono avere un impatto negativo sulla SEO. Se il sito web rimane offline per un tempo considerevole il ranking potrebbe calare drasticamente, ma non solo, gli utenti potrebbero decidere di trovare altri siti web da cui comprare, creando un danno al business del cliente.

2. Calo di ricerche causato dalla stagionalità

La stagionalità è un fattore alla base delle fluttuazioni periodiche del volume di traffico e del ranking delle parole chiave. È chiaro, ad esempio, che se analizziamo il traffico di un sito che si occupa della vendita di creme solari, il volume comincerà progressivamente ad aumentare verso giugno e impennarsi verso il mese di luglio. Il traffico raggiungerà il picco massimo nel mese di agosto e comincerà a scemare verso metà settembre per poi raggiungere i valori minimi nella stagione invernale. La cosa migliore da fare per capire se l’andamento del traffico di un sito è soggetto alla stagionalità delle ricerche è quella di paragonarlo, tramite Analytics, allo stesso ricevuto durante gli anni precedenti. Se l’andamento dei dati è simile si può trattare di un problema di stagionalità e non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi. Per verificare le statistiche del trend di ricerca di una specifica parola chiave è possibile utilizzare Google Trends.

Google Trends per verificare l'andamento stagionale del traffico

3. Calo naturale nel posizionamento

Se ci si accorge di un calo lieve, ma costante, probabilmente il sito sta perdendo posizioni e, allo stesso tempo, ci sono altri risultati più interessanti che stanno riscuotendo l’interesse degli utenti. Forse gli altri siti hanno titoli più significativi, contenuti più aggiornati e pertinenti, segnali sociali migliori, una rete di backlink di alta qualità e, di conseguenza, vengono considerati più affidabili e autorevoli dai motori di ricerca. Bisognerebbe verificare i canali di traffico che hanno registrato un calo nelle visite: siete sicuri che il canale interessato sia quello organico? Nel caso sia così, il passo successivo dovrebbe essere quello di valutare le posizioni perse sulle singole parole chiave. A tal proposito sarà molto utile l’utilizzo di Google Search Console.

Infine si potrebbero analizzare i punti forti dei competitors e migliorare il sito di conseguenza, cercando di recuperare le posizioni perse.

4. Penalizzazione del motore di ricerca

Una penalizzazione è un effetto negativo inflitto alla visibilità e al posizionamento di un sito nei risultati organici. Google, in genere, penalizza i siti web in due modi: manualmente e algoritmicamente.

Le penalizzazioni manuali sono quelle inflitte dal team di Google, che valuta che il sito rispetti le linee guida del motore di ricerca e in caso contrario fornisce una segnalazione all’utente.

È possibile verificare eventuali comunicazioni accedendo alla Google Search Console, nella sezione "Traffico di ricerca" > "Azioni manuali". Ecco cosa dice John Mueller, Webmaster Trends Analyst di Google, al riguardo:

... da un punto di vista manuale, cerchiamo di agire quando ci rendiamo conto che non possiamo risolvere algoritmicamente. Quando qualcosa sta davvero causando un problema e sta influenzando i nostri risultati di ricerca, il team potrebbe intervenire manualmente, segnalando la necessità di agire. Un caso estremo potrebbe essere quello di rimuovere una pagina dai risultati di ricerca.

Esistono due tipi di penalizzazioni manuali: site-wide matches (quando tutto il sito presenta un determinato problema, e per questo l’intero dominio viene penalizzato) e partial matches (riguarda solo una, o alcune specifiche pagine del sito, e per questo motivo solo quelle particolari pagine sono state penalizzate).

Azioni manuali Search Console

Le azioni manuali più frequenti sono:

  • Link artificiali che indirizzano al sito. Il messaggio che troverete sarà simile a questo: “Google ha rilevato un pattern di link artificiali o non naturali che indirizzano al tuo sito. L’acquisto di link o la partecipazione a schemi di link con l’intento di manipolare il Page Rank costituiscono violazioni delle Istruzioni per i webmaster di Google, di conseguenza il team ha applicato un’azione manuale antispam”. In pratica Google sta dicendo che ha trovato dei link innaturali che puntano al sito. Non resta che utilizzare il Disavow Tool, sapendo che potrebbe non bastare. In altri casi bisognerà cercare di contattare i vari webmaster dei siti incriminati per chiedere la rimozione dei link. Una volta fatte queste operazioni sarà possibile richiedere la re-inclusione del sito nei risultati di ricerca. Puoi gestire il processo rapidamente con il Backlink Audit tool di SEMrush
  • Link artificiali provenienti dal sito. Google sta dicendo che ci sono molti, troppi link in uscita dal sito di bassa qualità e suppone che si stia facendo vendita di backlink. Per uscirne è necessario eliminare i link o attribuire loro l’attributo “nofollow”. Una volta fatto ciò è possibile richiedere la re-inclusione del sito.

  • Il sito è stato compromesso. Il messaggio di Google sarà: “Purtroppo sembra che il tuo sito sia stato compromesso. Un hacker può aver modificato le pagine esistenti o aver aggiunto contenuti spam al tuo sito. Potrebbe non essere semplice vedere questi problemi se l’hacker ha configurato il server per mostrare il contenuto di spam solo ad alcuni visitatori. Per proteggere i visitatori del tuo sito, i risultati di ricerca di Google potrebbero etichettare le pagine del tuo sito come sito compromesso”. In parole povere Google sta dicendo che hanno bucato il sito e qualcuno ha inserito nelle pagine link che riconducono a pagine spam. Bisognerà ripulire velocemente il sito ed effettuare la richiesta di riconsiderazione.

Sito compromesso

  • Contenuti scarni o duplicati. Il messaggio di Google sarà: “Contenuti scarni con poco o nessun valore aggiunto. Questo sito sembra contenere una percentuale significativa di pagine di scarsa qualità o prive di contenuti utili, che non offrono molto valore aggiunto agli utenti (ad esempio pagine di affiliati scarne, siti di scarsa qualità, pagine doorway, contenuti generati automaticamente o copiati)”. Secondo Google il sito non ha alcuna utilità per i visitatori, in quanto il motore di ricerca ha trovato contenuti identici (e quindi duplicati) all’interno di altri siti. In questo caso dovrai rimuovere i contenuti di scarsa qualità e inserirne di nuovi, dopodiché è possibile richiedere la reinclusione del sito.

  • Testo nascosto e/o ripetizione eccessiva di parole chiave. Quando parliamo di testo nascosto o keyword stuffing si tende a pensare a vecchi metodi “black hat SEO” che includevano decine di righe presenti nel footer e scritte con un testo dello stesso colore del background. Al giorno d’oggi i metodi per far ciò si sono evoluti, infatti è più comune nascondere del testo utilizzando il CSS oppure mettendolo dietro un elemento già presente sulla pagina. Classici esempi di keyword stuffing sono quei contenuti generati automaticamente da programmi che prendono articoli già presenti nel web e li “spinnano” per crearne uno che sembra apparentemente originale, ma che in realtà ha poco senso. Rimediare a questa penalizzazione è semplice: basta rimuovere l'errore dal sito e inviare un documento dettagliato a Google contenente i dettagli della risoluzione.

  • Spam generato dagli utenti. Il messaggio di Google sarà: “Google ha rilevato spam generato dagli utenti sul tuo sito”. Questa cosa può verificarsi ad esempio quando nei commenti di un blog gli utenti inseriscono link spam, ma vale anche per i forum o siti dove l'utente può pubblicare pagine in autonomia. Generalmente la penalizzazione colpisce solo la parte del sito affetta da questo problema, e non l’intero sito e, di conseguenza, per rimediare bisogna ripulirla. Per prevenire questo problema bisognerebbe usare plugin come Akismet, o sistemi di captcha. Inoltre è buona cosa aggiungere a questi tipi di link l’attributo “no follow”.

Le penalizzazioni algoritmiche sono quelle inflitte autonomamente dal motore di ricerca a quei siti caratterizzati da elementi che non rispettano le linee guida e gli standard di qualità graditi al motore di ricerca. A differenza di quelle manuali non vengono comunicate direttamente all’utente.

Gli algoritmi sono molti, ma il più famoso e temuto è essenzialmente uno: quello che è stato erroneamente definito Medic Update, rilasciato l’1 agosto 2018.

A distanza di qualche dal suo rilascio i webmaster si dibattono ancora per capire cosa abbia avuto maggiore impatto sui cali di traffico di determinati siti web o sulla loro crescita repentina. Uscire dalla situazione attuale non sarà assolutamente una cosa facile. Qualsiasi modifica o ottimizzazione effettuata su un sito web penalizzato richiederà tempo prima che Google riesca a percepirla adeguatamente e ricollocare il sito nella posizione adeguata. Lo stesso John Mueller ha invitato ad avere pazienza e a non iniziare un’attività frenetica di piccole modifiche On-Site, perché sarebbero inutili. La mia idea è che, in caso di penalizzazione, sarebbe il caso di andare ad analizzare approfonditamente il sito dal punto di vista SEO, al fine di rilevare eventuali margini di miglioramento.

Medic Update Google

Ecco alcuni fattori a cui porre una particolare attenzione:

  • l’ alberatura del sito deve essere semplice, snella e facilmente navigabile;

  • i contenuti devono essere freschi, originali, esaurienti ed ottimizzati;

  • i risultati in SERP devono corrispondere all’ intento di ricerca dell’utente;

  • il sito deve avere buoni tempi di caricamento delle pagine;

  • il sito deve essere usabile, soprattutto dalla versione mobile;

  • gli elementi del sito devono essere etichettati con i dati strutturati;

5. Errore umano

L’errore del cliente, dello sviluppatore o del webmaster è più frequente di quanto si possa pensare. Vediamone alcuni insieme:

  • Modifica URL del sito senza reindirizzamento. Mi è capitato diverse volte di imbattermi in questo errore: chi effettua un restyling al sito dovrebbe preoccuparsi di replicare esattamente le URL, oppure di reindirizzarle nel modo corretto. In caso contrario la pagina “vecchia” continuerà a rimanere indicizzata nella SERP e quando un utente vi cliccherà si ritroverà davanti ad un errore 404 (not found), mentre la nuova pagina non si posizionerà più come la precedente. Per verificare gli errori 404 è sufficiente controllare Google Search Console e correggerli. Quando si utilizza un reindirizzamento 301, è necessario assicurarsi che anche le sitemap XML, i tag canonici e i collegamenti siano aggiornati. 

  • Problema di accessibilità e indicizzazione dei contenuti. Alcuni contenuti potrebbero essere stati resi inaccessibili ai bot di Google o agli utenti stessi. Per verificare è necessario controllare che il file robots.txt non blocchi i crawler, analizzare che i log del server non mostrino potenziali problemi di scansione, utilizzare il comando site: per verificare che tutte le risorse siano correttamente indicizzate, controllare che il canonical sia inserito correttamente. È anche fondamentale controllare di non aver dimenticato il flag sulla voce di Wordpress “Scoraggia i motori di ricerca ad effettuare l’indicizzazione di questo sito”.

  • Configurazione errata di Google Search Console. Controlla che non siano state modificate le impostazioni di Google Search Console, poiché ci sono caratteristiche che se mal configurate potrebbero influenzare negativamente la tua esistente visibilità organica, ad esempio: settare una preferenza non corretta per i parametri delle URL, fare il disavow di un elevato numero di backlink, settare un targeting per paese errato, etc.

  • Perdita di collegamenti. Controlla i collegamenti persi negli ultimi 90 giorni, utilizzando uno strumento come Majestic, Ahrefs o SEMrush (nel report Backlink trovi la nuova funzionalità "Lost&Found", davvero utilissima). Se i link sono stati rimossi intenzionalmente, forse non erano link naturali e potrebbero, se non lo fossero già, essere contrassegnati e penalizzati da Google. A volte i collegamenti si interrompono o cambiano durante l'aggiornamento di un sito. In questi casi, potresti avere la possibilità di convincere il proprietario del sito a ripristinarli. Se i collegamenti interni sono stati sostituiti con nuovi collegamenti a un'altra fonte, hai anche la possibilità di collegarti alla nuova sorgente.

Backlink Nuovi e persi di SEMrush
Report "Lost&Found" di SEMrush

E se le visite al sito sono crollate a zero?

È un problema gravissimo! Verifica che il sito non sia stato de-indicizzato da Google, ovvero eliminato completamente dalla SERP. Esegui una ricerca su Google utilizzando la stringa site:miosito.com e se il sito non compare dovrai capire il motivo per cui il sito è stato cancellato e lavorare per ripristinare la situazione alla normalità.

Avete mai subito cali di traffico improvvisi? Come li avete risolti?

Mi piacerebbe ricevere un vostro riscontro, come sempre, nei commenti.

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Monica è una Senior SEO Specialist da sempre appassionata al mondo della scrittura e della cultura digitale. Al termine di un percorso di studi artistico-letterario, inizia a lavorare all'interno di una web agency di Bergamo, occupandosi di numerosi progetti di successo. Dopo quattro anni entra a far parte del team SEO della Fattoretto Agency, un’agenzia Seo & Digital PR specializzata in e-commerce. Nel tempo libero si dedica alla scrittura creativa per diversi blog di settore e partecipa come relatrice o docente alle conference italiane dedicate al web marketing. Scopri i suoi articoli!